"Il quadro è allarmante: c'è bisogno di un governo in tempi rapidi che abbia sensibilità per lo sviluppo industriale e metta al centro le sofferenze industriali del Paese". Il segretario confederale della Cgil, Emilio Miceli, responsabile delle politiche industriali, punta l'indice sulle tante crisi aziendali aperte, sulle vicende Alitalia e ArcelorMittal e sull'andamento preoccupante del mercato dell'auto.

"Ad eccezione di Honeywell e Pernigotti - spiega all'Agi Miceli - non c'è una crisi chiusa e bisogna considerare non solo i tavoli al Mise, ma anche quelli a livello prefettizio, regionale, comunale. Il governo non ha attivato alcuna risorsa nelle aree di crisi, non ha messo in moto un euro".

La situazione politica rischia quindi “di determinare uno stallo pericoloso sui tavoli di crisi - fa notare all’agenzia Massimo Brancato, che per la Cgil segue i tavoli di crisi - In particolare, per l'ex Ilva gli impegni assunti dal governo sono decisivi. Serve quindi un esecutivo saldamente in campo che mantenga gli impegni". "L'auspicio è che il 1 settembre potremo avere un governo con cui confrontarci", aggiunge Miceli, perché il 6 scade il termine per il cosiddetto scudo dell'immunità per ArcelorMittal.

"Senza interventi", aggiunge, "dal 7 settembre navigheremo a vista, in balia delle decisioni dell'impresa, in un momento in cui il mercato dell'acciaio è in forte contrazione. Il rischio è che Taranto possa precipitare in una situazione di non ritorno, in una fase di decadenza. Da un lato quindi bisogna trovare un'azienda che metta i soldi in Alitalia e dall'altro le parole giuste per evitare che Am si defili".

"Molto delicata - osserva Brancato - anche la vertenza Wirlphool: i tavoli richiedono soggetti nel pieno delle loro funzioni. Questo vale anche per le aree di crisi complessa, come ad esempio Piombino". "Non ci possiamo permettere – è la conclusione di Miceli - una situazione di instabilità politica e di leggerezza. Chiediamo un governo stabile che sappia affrontare la situazione"