"Dopo le molte promesse e gli appelli accorati dei presidenti di regione e della stessa ministra della Salute, Beatrice Lorenzin, sull'impossibilità di reggere ulteriori riduzioni dei finanziamenti alla sanità, i tagli sono puntualmente arrivati. Con l'odierna intesa tra Governo e regioni, in attuazione della legge di Stabilità, si è persino stravolto il Patto per la salute, che non ha ancora compiuto un anno, che prevede il reinvestimento di eventuali risparmi nei servizi". Così Cecilia Taranto, segretaria nazionale Fp Cgil e Massimo Cozza, segretario nazionale Fp Cgil Medici

"Tutti sanno che con questo ulteriore taglio di 2,6 miliardi si ridurranno le prestazioni sanitarie, soprattutto per i cittadini meno abbienti. Di investimenti in prevenzione nemmeno l'ombra. Chi potrà si rivolgerà al privato, gli altri si cureranno sempre meno. L'Intesa scarica ulteriormente i costi su medici e operatori sanitari, per i quali nell'ultimo Def non si prevedono risorse: anche in questo caso, molte promesse, ma senza fatti si resterà dieci anni senza contratto", proseguono i due dirigenti sindacali.

"Si tagliano persino le risorse del trattamento accessorio, che dovevano essere utilizzate per premiare il merito professionale. E sull'obbiettivo condiviso dell'appropriatezza si usa ancora una volta il bastone, invece di agire sugli incentivi: il medico che prescrive cure inappropriate sarà sanzionato e i cittadini rischieranno di pagare di tasca propria le cure. Uno scenario che solo con i decreti attuativi diventerà comprensibile, ma che comunque ci preoccupa. Quali saranno i criteri? Tutte le prescrizioni saranno sottoposte a una verifica? Il rischio è di burocratizzare ulteriormente la sanità, di spingere i medici del servizio pubblico a prescrivere sempre di meno, a curare sempre di meno, e i cittadini a rivolgersi a strutture private per essere seguiti tempestivamente", concludono gli esponenti della Fp Cgil.