Sono 187 mila le prestazioni pensionistiche e assistenziali attualmente erogate dall’Inps nella provincia di Ancona; di queste 106 mila sono le pensioni di vecchiaia (pari al 56,9% del totale), 8 mila sono le pensioni di invalidità (4,5%), 44 mila le pensioni ai superstiti (23,8%), quasi 4 mila le pensioni/assegni sociali (2%) e quasi 24 mila sono le prestazioni a invalidi civili (12,8%). È quanto emerge dai dati dell’Inps 2019 (escluse le gestioni dei lavoratori pubblici), elaborati dall’Ires Cgil Marche.

Dal 2015, il numero delle pensioni complessivamente erogate nella provincia è diminuito del 2,85%, pari a circa 5.500 prestazioni in meno. Diminuiscono, in particolare, le pensioni di vecchiaia dei lavoratori dipendenti (-7,16% pari a 4 mila prestazioni in meno), come anche le pensioni di invalidità, quelle di reversibilità, gli assegni sociali e le invalidità civili.

Nello stesso periodo si è notevolmente innalzata l’età media dei pensionati. Ciò è particolarmente evidente per coloro che sono stati lavoratori dipendenti: dal 2015 ad oggi, i pensionati con meno di 65 anni di età sono passati dal 9,3 all’8,2% del totale, mentre coloro che hanno oltre 80 anni sono passati dal 34,3 al 39,2%.

L’importo medio delle pensioni vigenti nella provincia di Ancona è di 748 euro lordi, con valori medi che variano dai 948 euro delle pensioni di vecchiaia ai 432 euro delle pensioni e assegni sociali.

Come per le altre province, anche per Ancona gli importi delle pensioni sono di gran lunga inferiori a quelli nazionali (-249 euro lordi) e del Centro Italia (-277 euro), e risultano inoltre inferiori alla media regionale, che è di 983 euro. Dopo Fermo, Ancona è la provincia in cui l’importo delle pensioni risulta più basso.

Significativa è anche la differenza tra uomini e donne relativamente all’importo della pensione di vecchiaia: se i primi percepiscono 1.146 euro lordi, le donne arrivano a 713 euro, pertanto queste ricevono mediamente 433 euro in meno ogni mese (-37,8% rispetto agli uomini), e questa differenza risulta ancora più marcata per le pensioni dei lavoratori autonomi, per i quali il gap tra uomini e donne è di 537 euro mensili.

Nella provincia di Ancona 124 mila prestazioni pensionistiche, pari al 66,8% del totale, sono inferiori a 750 euro al mese: dunque, 2 pensionati su 3 percepiscono un importo che non consente loro di superare la soglia della povertà.

Anche da questo punto di vista si confermano notevoli differenze di genere: gli uomini con pensioni fino a 750 euro sono il 50,4% del totale (47% a livello regionale e 44,1% a livello nazionale), mentre per le donne tale percentuale sale al 78,5% (80,7% nelle Marche e 74,5% in Italia).

“Questi dati confermano le preoccupazioni dei pensionati anconetani – dichiara Domenico Sarti, segretario generale Spi Cgil Ancona –. Da almeno dieci anni, il nostro contributo è stato determinante per la tenuta del Paese; senza il nostro sostegno all’interno delle famiglie, la crisi sarebbe stata ancora più devastante. Per questo chiediamo pensioni adeguate e che vengano rivalutate rispetto all’inflazione superando il blocco delle indicizzazioni che questo governo ha inserito nell’ultima manovra economica”. Per Marco Bastianelli, segretario generale Cgil Ancona, “è poco confortante rilevare come il dato pensionistico medio non raggiunga nemmeno i livelli oggi riferiti alla cosiddetta pensione di cittadinanza, per di più con grandi squilibri tra uomini e donne. È quindi necessario che il governo apra un confronto con Cgil, Cisl e Uil affinché, anche attraverso l’intervento sul fisco, migliaia di pensionati possano avere migliori condizioni di reddito e di vita”.