I pensionati sono scesi in piazza in tutta Italia per protestare contro la decisione del governo di rimettere mano alla rivalutazione degli assegni. La mobilitazione indetta dai sindacati Spi Cgil, Fnp Cisl e Uilp Uil si è tenuta nella stragrande maggioranza delle province italiane con presidi davanti alle Prefetture e proseguirà anche nei prossimi giorni per arrivare all’inizio del prossimo anno a una grande manifestazione nazionale. Le tre sigle contestano al governo di aver fatto cassa con i pensionati, utilizzati come bancomat per finanziare la manovra economica. Una misura giudicata ingiusta e profondamente punitiva nei confronti di milioni di persone anziane a cui viene ancora una volta presentato il conto da pagare.

“Pensionati usati come bancomat. Il governo mette le mani sulla rivalutazione e fa pagare a noi il conto della manovra. È inaccettabile”. Così lo Spi Cgil aveva annunciato sulla sua pagina Facebook la giornata di mobilitazione. Nello specifico la norma, contenuta nella legge di bilancio, prevede infatti la revisione del sistema di indicizzazione degli assegni a partire da quelli da 1.500 euro. riducendo così il potere d’acquisto. “Il governo – dichiarano i segretari generali Ivan Pedretti, Gigi Bonfanti e Romano Bellissima – usa i pensionati italiani come un bancomat. È una decisione scellerata e insopportabile perché ancora una volta si mettono le mani nelle tasche di chi ha lavorato duramente per una vita facendogli pagare il conto della manovra economica”.

“Non c'è nessuna riforma della Fornero. Con quota 100 si accontenta un pezzo del mondo del lavoro, ma si discriminano le donne, i lavoratori agricoli, del commercio e dell'edilizia. Proprio quelli che hanno una carriera discontinua sono esclusi da quota 100”. A dirlo è il segretario generale dello Spi Ivan Pedretti in un’intervista a La Stampa. “Quota 100 – aggiunge – è una misura che viene finanziata togliendo risorse ad altri pensionati, che hanno sempre pagato tasse e contributi, e senza colpire chi evade il fisco. Non mi pare una grande invenzione degna di un governo di vero cambiamento, ma piuttosto un vecchio trucco copiato da altri governi”. 

Il dirigente sindacale punta il dito contro il blocco della rivalutazione delle pensioni: “Tre volte il minimo – spiega – significa 1.500 euro lordi al mese, ovvero 1.200 euro netti. Fino a 5 volte significa 3.000 euro lordi, ovvero un assegno di 2.400-2.500 netti al mese. Non parliamo di pensioni d'oro: parliamo di pensioni medie, di persone che già sono state impoverite, e lo saranno ancora di più: il blocco della rivalutazione fu introdotto nel 2011 da Monti, e oggi viene ribadito dal governo Lega-Cinque Stelle. Con l'accordo del 2016 – continua – avevamo riconquistato il meccanismo del 2000 di rivalutazione, più equo. E dunque c'è un netto peggioramento della situazione. Un pensionato perde oggi a causa del blocco della rivalutazione, ma perde anche per il futuro, perché considerando l'aspettativa di vita e l'inflazione vede ridursi il potere d'acquisto della sua pensione”.

"Oggi abbiamo manifestato in tutta Italia contro la decisione del governo di tagliare la rivalutazione delle pensioni. Sentite come ci ha risposto il presidente del Consiglio. Ci prende anche in giro. È una vergogna!". Lo afferma sulla sua pagina Facebook il segretario generale dello Spi Ivan Pedretti commentando questo passaggio della conferenza stampa di fine anno del premier:

Tanti pensionati di Cgil, Cisl e Uil hanno partecipato al presidio stamani a Firenze in via Cavour (davanti alla Prefettura) per protestare contro la manovra del governo e la mancata indicizzazione totale delle pensioni sopra i 1.522 euro lordi (tre volte la minima). In Toscana sono toccati dal provvedimento circa 200 mila pensionati. “Le pensioni restano lo sportello da cui si vogliono attingere le risorse. A rimetterci non sarà chi ha una pensione ‘d’oro’ ma chi ha una pensione ‘normale’. Non è tollerabile, continueremo la protesta anche perché si è in un contesto che in economia presenta numerose criticità a partire dalle pensioni che avranno i giovani, uno dei problemi centrali del nostro Paese”, ha detto Mario Batistini, segretario generale Spi Cgil Firenze. Analoghe iniziative si sono svolte stamani a Livorno, Prato, Pistoia ed Arezzo, e nei prossimi giorni si svolgeranno negli altri capoluoghi toscani (ieri è stata la volta di Siena).