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Alla Magna di Bari lavorano più o meno 900 persone. Il settore è quello difficile dell’automotive. La contrazione inevitabile in tempo di crisi. La cassa come conseguenza. Ma l’azienda è solida. La democrazia di fabbrica forse un po’ meno. A testarla sarà il voto in programma nelle giornate di domani (22 luglio) e di giovedì (23 luglio). Si rinnova la rappresentanza sindacale unitaria ma su queste elezioni grava un’ombra. Fino a pochi giorni fa la Fiom Cgil contava 194 iscritti precipitati nell’arco di meno di un mese a 34. A conti fatti 160 deleghe in meno traghettate alla Uilm. Nulla di strano a parte che in molti sostengono di non aver firmato nulla.
Il passaggio certo è quello dell’ex segretario generale provinciale Saverio Gramegna e del suo organizzativo. Dopodiché spiega Antonio Ferrara, che si candida nelle fila dei metalmeccanici Cgil come Rsu: “La situazione è confusa. Le voci tra compagni e colleghi sono quelle che sono. C’è chi dice di non aver mai dato il consenso al passaggio. La verità è che l’aria che tira adesso non fa bene a nessuno. I lavoratori sono preoccupati perché solo se il sindacato è coeso è più forte. E al momento di forza e di coesione avremmo davvero bisogno. Si sta discutendo di come rimodulare i turni per fronteggiare un periodo di crisi. Noi di sacrifici ne abbiamo già fatti parecchi rinunciando a molte voci del nostro contratto integrativo e l’azienda lo sa. Saremmo pure disponibili a farne altri ma solo temporaneamente e solo se necessario. Per trattare però dobbiamo essere uniti”. Metterci la faccia - dice Antonio Ferrara: “Magari mi farò qualche nemico in azienda ma lo faccio per denunciare quanto sta accadendo: fare sindacato significa curare gli interessi di lavoratrici e lavoratori. Solo questo. E io voglio tornare a lavorare in un ambiente genuino”.
Paolo Schino è addetto a una delle linee di produzione della Magna ed è anche uno dei pochi che faceva parte del vecchio direttivo Fiom. Lui non se n’è andato. “Ho iniziato ad avere qualche dubbio a novembre. C’era un’assemblea per il contratto nazionale e gli ex Rsu non hanno partecipato. Quando ho chiesto perché hanno risposto che non sapevano dell’appuntamento. Così anche quando è stato eletto il nuovo segretario provinciale. La cosa che fa più male è che non hanno mai aperto una discussione pubblica e trasparente”.
Schino non solo è rimasto ma ha deciso di candidarsi come delegato: “Credo in un’organizzazione come la Fiom che vive di partecipazione e confronto. Qui ho trovato persone generose che hanno un progetto. Forse questa situazione dolorosa ci permetterà di guardare avanti. Di non cedere al ricatto del ‘se non vieni con me resti da solo’, di ripartire dall’idea di una fabbrica come di una comunità. Prima ci si riuniva pochissimo e la discussione era azzerata. Ora abbiamo avanzato le nostre candidature in una settimana, siamo riusciti a ottenere un’assemblea in tempi di Covid e l’abbiamo gestita con spazi limitati. Siamo determinati a tutelare il lavoro nostro e dei nostri colleghi. Il primo obiettivo sarà affrontare il tema dei carichi di lavoro che potrebbero aggravarsi se l’azienda decidesse di passare da turni di 6 ore su 6 giorni a turni di otto ore su cinque giorni. Per come la vediamo noi il nostro orario di lavoro, il nostro tempo è un bene essenziale”.
L’attuale segretario generale della Fiom Cgil di Bari è Ciro D’Alessio. È combattivo. Alle spalle ha tutto il vissuto degli accordi separati alla Fiat di Pomigliano d’Arco. Ha già segnalato il caso della Magna al legale della categoria perché bisogna fare chiarezza e perché dietro le tessere c’è il sacrosanto principio della rappresentanza: la democrazia in fabbrica. “Andremo fino in fondo. – promette D’Alessio - Le deleghe sono una faccenda seria, se c’è stato un illecito lo scopriremo. Intanto però il nostro primo obiettivo è dare voce a lavoratrici e lavoratori. Abbiamo otto candidati - sette operai e un’impiegata - che hanno deciso di metterci la faccia e di sfidare chi si è fatto gioco della nostra storia. L’azienda dovrà essere in grado di dimostrare nel più breve tempo possibile con atti alla mano la modalità di revoca di adesione alla nostra organizzazione, pena una chiara condotta antisindacale. Il lavoratore non è un oggetto e noi non possiamo permettere a nessuno di utilizzarlo per fini che nulla hanno a che fare con la libertà sindacale”.