L'ennesima aggressione ai danni di un rider è avvenuta a Palermo. Ieri sera (27 dicembre), nel quartiere Cep, un lavoratore che stava consegnando cibo a domicilio è stato colpito alla testa con una bottiglia di vetro dalle persone che avevano avanzato l'ordine. “Volevano risparmiarsi l'onere del pagamento – raccontano il segretario generale Nidil Cgil Palermo Andrea Gattuso e Fabio Pace, di Nidil Cgil Palermo – Siamo indignati, è un comportamento che condanniamo. Persone che possiamo definire solo vili e codarde hanno umiliato un onesto lavoratore, costringendolo a subire un atto di una tale violenza, solo perché rider, e per questo ritenuto come un lavoratore di serie B”.

Non è una prima volta tanto che in passato Uber, la piattaforma del rider aggredito, aveva escluso questa zona dalle consegne, insieme ad altre aree di periferia ritenute “difficili”,

“La congiunzione tra il paradigma del precariato e l'immagine di lavoratori e lavoratrici come i rider, considerati soggetti fragili e quindi da soverchiare, è la manifestazione lampante che la dignità del lavoro coinvolge ogni aspetto del vivere sociale nella nostra società – aggiunge Gattuso - A Palermo, purtroppo, non è la prima volta che accadono eventi di questo tipo in questo settore, con lavoratori precari più di altri esposti, tra diritti violati e mancanza di sicurezza. L'idea che certi soggetti inqualificabili si sentano liberi di agire così impunemente dietro la convinzione che 'quel lavoratore è un debole', assunta proprio a causa dell'immagine precaria che quel lavoratore riflette, non è più ammissibile”.

Per Nidil Cgil Palermo occorre ora una risposta da parte delle piattaforme del delivery: “Non basta una chat automatica senza nessuna traccia di umanità – conclude Gattuso - Serve prevenzione, a partire dal ripensamento di un sistema che non può essere basato solo sul profitto e sul cliché che il cliente ha sempre ragione. Le piattaforme si devono fare carico di assistere i lavoratori anche dal punto di vista legale e delle tutele, perché i rider sono esseri umani e non numeri di un algoritmo. Insieme puntiamo i piedi e alziamo la testa per ribadire il valore della cultura del lavoro, non solo nei luoghi di lavoro, ma anche per le strade e i quartieri delle nostre città”.