Studiare sempre: si chiama formazione continua e vale per tutta la vita. L’unico modo per rimanere connessi con il futuro è aggiornare costantemente le proprie risorse: un vaccino sicuro per i periodi di crisi e per affrontare i continui cambiamenti del mercato del lavoro così da non rimanerne esclusi. Un terreno su cui però l’Italia è indietro.

Secondo dati Anpal e Istat in Europa siamo al diciassettesimo posto per partecipazione degli adulti alle attività di istruzione e formazione – appena un 8% – e addirittura al ventiduesimo per quanto riguarda gli investimenti delle imprese in formazione. La pandemia purtroppo ha peggiorato la situazione. La partecipazione media ai percorsi di aggiornamento è scesa al 7,2% delle persone, con un calo particolarmente evidente al Nord.

Eppure strade da percorrere ci sarebbero: come per la scuola il ricorso alla formazione online potrebbe essere una soluzione finché l’emergenza sanitaria non allenterà la sua presa. E per il dopo? Un ruolo importante lo hanno i sindacati e le aziende: contrattazione e fondi paritetici interprofessionali – istituiti con la legge 388 del 2000 – promuovono e finanziano la formazione continua. È una strategia da seguire e rafforzare, perché lo sviluppo di conoscenze e capacità giova sia alle imprese sia ai lavoratori.

 

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