Un’ennesima “storia” che racconta di volontà di profitto, in barba alla responsabilità sociale di impresa e di quella nei confronti di chi recandosi tutti i giorni al lavoro, ha fatto crescere azienda e fatturato.

 

 


C’era una volta, e per il momento ancora esiste, una fabbrica che dal 1933 produce detersivi. Si trova a Lomazzo, comune della provincia di Como, e allora si chiamava “Società Italiana Persil”, nel corso del tempo è stata acquisita da una multinazionale tedesca con sede a Dusseldorf, la Henkel che in Italia ha diversi stabilimenti, uno di questi si trova in provincia di Frosinone e produce anch’esso detersivi.

Lo scorso 11 febbraio arriva la doccia fredda. Dalla Germania parte la comunicazione che a fine giugno si chiudono i battenti, tutta la produzione per il mercato italiano sarà trasferita nel sito laziale, quella per l’estero in Spagna e Germania. Perché, visto che il settore della detergenza non vive crisi ed anzi ha continuato a produrre anche durante i mesi del lockdown, si domandano Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil del territorio? L’azienda ha affermato che alla lunga due stabilimenti in Italia non sono sostenibili. “Ma, ribatte Sandro Estelli, segretario della Filctem di Como, se oltre che per il mercato italiano si continua a produrre anche per quello estero due stabilimenti sono sostenibilissimi. Lo dimostra il fatto che fino ad ottobre non solo non si è utilizzata cassa integrazione ma si sono fatti straordinari. Non solo, a dicembre la quantità di commesse era tale che sono stai congelati permessi e ferie ai dipendenti”.

Secondo Aldo Zago della Filctem Nazionale: “Quella della Henkel, sia dal punto di vista sindacale sia da quello industriale, è una scelta del tutto inaccettabile. Non esistono ragioni economiche che giustificano la decisione di chiudere, ma solo scelte di tipo speculativo: si vogliono mandare a casa 150 persone per massimizzare i profitti”. Parliamo di uno stabilimento che non perde economicamente, ha continuato a produrre anche nei momenti più duri, quindi non esiste ragione per chiudere. Ora è il momento della mobilitazione e ci auguriamo che, anche con l’aiuto delle istituzioni, ci possa essere un effetto positivo”.

 

 


Il momento della mobilitazione, appunto. Gli oltre 150 lavoratori e lavoratrici tra diretti e indotto non ci stanno, insieme alle organizzazioni sindacali hanno cominciato a presidiare il sito industriale, e ieri 17 febbraio hanno incrociato le braccia i colleghi degli altri stabilimenti Henkel nel nostro Paese. Scioperi e presidi partecipati e solidali. Ed un primo risultato c’è stato, lo scorso 16 febbraio si è tenuto un incontro in Regione Lombardia che a detta delle organizzazioni sindacali è stato positivo. Ma la difficoltà di confronto con la multinazionale rimane. Ed allora i tre segretari generali di Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil Marco Falcinelli, Nora Garofalo e Paolo Pirani, hanno preso carta e penna e hanno scritto a Michael Vassiliandis, presidente di IndustriAll European Trade Union IG-BCE e a Luc Triangle, segretario generale di IndustriAll European Trade Union chiedendo di intervenire con il management della società tedesca per aprire un confronto visto che l’Azienda si rifiuta  impendendo così di individuare la possibilità di difendere l’occupazione attraverso strumenti alternativi ai licenziamenti quali la riconversione industriale o l’ingresso di nuovi finanziatori, ad esempio.

La risposta dei dirigenti sindacali europei non si è fatta attendere: “Vi ringraziamo per la vostra lettera congiunta che abbiamo ricevuto ieri sera in merito all'annuncio della direzione Henkel sulla prevista chiusura dello stabilimento Henkel di Lomazzo. Condividiamo la vostra rabbia e delusione. Proponiamo di tenere quanto prima un incontro tra le vostre tre federazioni e noi, inclusi Michael, Luc e altri colleghi importanti di Igbce e industriAll Europe. Lo scopo dell'incontro è di scambiare ed esplorare ulteriori passaggi congiunti”.

I lavoratori e le lavoratrici non demordono, la perdita oltre 150 posti di lavoro sarebbe davvero un colpo terribile per tutta la comunità. Ed insopportabile anche dal punto di vista della violazione delle regole sulla responsabilità sociale di impresa previste dal Contratto collettivo nazionale di settore. Ovviamente la mobilitazione prosegue. Lunedì 22 febbraio nuovo sciopero di 8 ore nello stabilimento di Lomazzo e di un'ora in tutto il comparto gomma plastica e chimico della provincia di Como.

(Video gentilmente concessi da Comozero.it)