Un anno di protesta in tenda non è bastato a fare cambiare idea al Governo che continua a non investire maggiori risorse su giovani e diritto allo studio. Nonostante le promesse della ministra Bernini – che, scrive l’Udu in una nota, “ci aveva dato la disponibilità a un incontro per valutare gli emendamenti” – l’esecutivo ha dato parere negativo sugli emendamenti alla legge di bilancio concordati dalla stessa Udu con Pd, M5S e Avs su temi fondamentali come borse di studio, alloggi universitari, fondo affitti, sportelli psicologici e finanziamento degli atenei. Capitoli sui quali, come è noto, l’Italia è fanalino di coda in Europa.

Insomma, niente da fare. Tutto bocciato e nel silenzio: senza neanche una relazione tecnica o alcuna motivazione che spieghi i motivi di misure molto importanti e che avrebbero previsto un investimento di 500 milioni.

Leggi anche

Lombardia

10 mila senza borsa, studenti in piazza a Milano

Presidio sotto la sede della Regione perché il diritto allo studio non è finanziato adeguatamente in Lombardia

10 mila senza borsa, studenti in piazza a Milano
10 mila senza borsa, studenti in piazza a Milano

Gli studenti sono dunque costretti a tornare a protestare in piazza. Le prime tappe si sono svolte a Venezia e a Milano. Mobilitazioni anche territoriali, visto che il diritto allo studio è materia delle Regioni e riguarda dunque pure i loro bilanci. Ma la speranza è che gli emendamenti presentati vengano ripresi in considerazione prima dell’approvazione definitiva della Finanziaria.

Duro il commento di Simone Agutoli, referente stampa dell’Udu: “La legge di bilancio poteva essere l’occasione giusta per dare finalmente una risposta rispetto ai molti bisogni e alle tante difficoltà che abbiamo denunciato. Invece il disegno di legge va nella direzione opposta e alcune promesse, previste nella precedente legge di bilancio, vengono addirittura smentite: neanche l’università è stata risparmiata dalla scure dei tagli”.

Gli studenti hanno raccolto in un dossier le proposte che sono state respinte, per ora, dall’esecutivo. Vediamo in sintesi i nodi principali.

Politiche abitative e alloggi universitari: nulla di fatto

L’art. 18 della Finanziaria aumenta dal 21 al 26 per cento l’aliquota della cedolare secca applicabile ai contratti di locazione breve, ma solo in caso di destinazione alla locazione breve di più di un appartamento per ciascun periodo d’imposta. Una misura del tutto insufficiente, perché nelle grandi città sarà sempre più conveniente in ogni caso affittare per brevi periodi ai turisti piuttosto che agli studenti, visto l’incremento modesto dell’aliquota. Per l’Udu le agevolazioni fiscali andrebbero in ogni caso concesse solo sulle locazioni a canone concordato e per i contratti dalla durata di almeno sei mesi: “La cedolare secca sulle locazioni brevi turistiche significa favorire meccanismi distorsivi del mercato che contribuiscono a rendere sempre più inaccessibile l’alloggio”, commenta Agutoli.

Del mirabolante “piano casa”, più volte annunciato dal ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, non c’è alcuna traccia. Anche sugli alloggi universitari c’è molto poco: per il 2024 è previsto un finanziamento pari a 151 milioni di euro. Si tratta di una parte delle risorse previste da un piano quadriennale da 498 milioni di euro che però sono poca cosa: sono sufficienti per realizzare soltanto 5.400 posti letto in quattro anni, numero totalmente insufficiente a fronte degli 830 mila studenti fuorisede.

Ma tagli pesanti ci sono anche rispetto al fondo affitti, che era stato istituito nel 2020 con una disponibilità di 20 milioni di euro e il cui andamento è emblematico dell’attenzione che la politica dedica ai giovani: con la legge di bilancio 2021 il fondo è stato ridotto a 15 milioni di euro, è poi scomparso con la legge di bilancio 2022, è ricomparso nuovamente in quella del 2023, con uno stanziamento pari a 4 milioni di euro e ora, per il 2024, lo stanziamento sarà di 5,7 milioni di euro.

“Insomma, l’Italia è l’unico tra i grandi Paesi europei a non avere un efficace sistema di sostegno degli studenti in affitto”, commenta amaramente Agutoli.

Trasporto pubblico locale

Nulla anche sul trasporto pubblico agevolato. Viene persino cancellato il "bonus trasporti" per il 2024 che era finalizzato a sostenere le persone con un reddito entro i 20 mila euro annui, con un massimo di 60 euro al mese. L’Unione degli universitari ha stimato che, per il trasporto, uno studente in sede paga 131 euro all’anno, uno studente pendolare 544 euro all’anno e uno studente fuorisede 731 euro all’anno a causa dei costi per il rientro a casa.

Leggi anche

Italia

Diritto alla casa, la lotta è comune

Studenti e lavoratori uniti per rivendicare l’ascolto del governo su un bisogno di tutti. In Italia mancano politiche generali che affrontino un disagio grave

Diritto alla casa, la lotta è comune
Diritto alla casa, la lotta è comune

Salute mentale: niente sportello

È stata depositata in entrambi i rami del Parlamento una proposta di legge volta alla "Istituzione del servizio di supporto e assistenza psicologica presso gli istituti universitari e scolastici di ogni ordine e grado”. Anche per questo, però, nulla da fare: il fabbisogno economico per avviare il servizio è stimato in almeno 60 milioni annui. Invece, il ministero dell’Università e della ricerca ha preferito interventi singoli, disomogenei e confusi in quanto privi di linee guida chiare e adeguati finanziamenti. Una mancanza gravissima, visto il disagio sempre più frequente che si manifesta in scuole e università che in alcuni casi è anche sfociato in gesti tragici.

Borse di studio

Anche qui pessime notizie. Spiega Agutoli che “a oggi molti studenti idonei non possono essere coperti dalle borse, i soldi non ci sono e non sappiamo se ci saranno. A conti fatti, nonostante gli annunci di un anno fa del ministro dell’Università e della ricerca, le risorse disponibili per le borse di studio mostrano un preoccupante calo di 35 milioni di euro, passando dai 565 milioni disponibili nel 2023 ai 530 milioni previsti nel 2024. Un taglio pesante, che avrà un semplice effetto: indicativamente 8 mila studenti aventi diritto rimarranno privi della borsa di studio a causa dei finanziamenti insufficienti”.

Lo stato delle cose è questo: la politica che si riempie la bocca della parola “giovani” dovrebbe parlare meno e fare di pù.