“Esprimiamo solidarietà per l’azione svolta dall’equipaggio della Boccia II, che ha prestato soccorso a chi era in difficoltà senza chiedere passaporti o documenti”. A dirlo è Antonio Pucillo, responsabile Dipartimento Pesca Flai Cgil, commentando il salvataggio di un barcone alla deriva, con a bordo un centinaio di migranti, avvenuto il 24 ottobre scorso per opera del motopesca Boccia II di Mazara del Vallo.

La nave è stata contattata via radio dalle autorità marittime che segnalavano la presenza di un barcone a circa 30 miglia nord-est di Linosa. Il mezzo, partito da un porto nordafricano, con a bordo un centinaio di migranti fra uomini, donne e bambini, aveva chiesto aiuto perché rischiava di affondare. Il comandante Raffaele Ameli ha fatto subito rotta verso il barcone per dare assistenza, in attesa dell’arrivo da Lampedusa di un’unità navale speciale.

“Lavoratori che sono stati spesso oggetto di attacchi e minacce dalle motovedette libiche, lavoratori a rischio della propria incolumità”, continua Pucillo: “in un settore che vive grandi disagi, anche a causa dei continui rincari dei prodotti energetici, non dimenticano i più elementari principi di umanità”.

“La giurisprudenza italiana in merito è inequivocabile: soccorrere a mare non è reato”, aggiunge Jean René Bilongo, coordinatore dell’Osservatorio Placido Rizzotto: “Nonostante leggi assurde e ingiuste come la Bossi-Fini, che rendono la vita impossibile a tanti che arrivano nel nostro Paese e trovano un lavoro quasi sempre precario e mal pagato, leggi che vanno superate al più presto. L’Italia non può lavarsi le mani rispetto all’odissea che vive chi cerca qui riparo”.