“Prosegue l’aumento esponenziale del numero dei contagi in tutto il Lazio. Purtroppo tra i positivi si stimano, a oggi, oltre mille sanitari dipendenti delle aziende pubbliche del Servizio sanitario regionale assenti per contagio”. Così, in una nota, Natale Di Cola, segretario della Cgil di Roma e del Lazio e Giancarlo Cenciarelli, segretario generale della Fp Cgil di Roma e del Lazio.
 
“Per la quarta volta, da quando è iniziata la pandemia - continuano i due dirigenti sindacali -, le lavoratrici e i lavoratori del Servizio sanitario regionale si trovano ad affrontare l’impatto di un’ondata pandemica, il cui picco ancora non sembra essere stato raggiunto. I reparti Covid delle strutture pubbliche sono oramai sature e la stanchezza degli operatori ha raggiunto livelli insopportabili. Sistematicamente l’affanno del personale e delle strutture si traduce in una difficoltà a prendere in carico i pazienti che arrivano trasportati dalle ambulanze, con una media di 50 ambulanze ferme in attesa, con i pazienti a bordo, su tutto il territorio regionale.”
 
“Abbiamo apprezzato lo sforzo fatto nell’anno passato dalla Regione Lazio per assumere nuovo personale - precisano i due segretari -, ma quelle assunzioni hanno colmato in parte i pensionamenti che ci sono stati nel 2020-21 ed eravamo già reduci da una situazione in cui gli organici erano insufficienti a causa dei blocchi assunzionali dovuti al commissariamento. La situazione del personale non è dunque uscita dalla fase critica. Ad oggi, dobbiamo sommare le assenze dovute alla recrudescenza dei contagi che stanno colpendo anche gli operatori della sanità. Abbiamo di fronte mesi complicati, in cui il ruolo della sanità pubblica sarà ancora di più centrale. L’avvio delle progettualità previste dal Pnrr, con la ridefinizione del Servizio sanitario e una nuova centralità della sanità territoriale, richiede un investimento non solo sulle strutture ma soprattutto sul personale, sanitario, tecnico e amministrativo".
 
"Stimiamo infatti che per la sola implementazione delle strutture previste dal Pnrr sia necessario assumere almeno 3.500 operatori. A questi, si dovrebbe sommare un rafforzamento dell’attuale organico per potenziare le attività già in essere, sia ospedaliere sia territoriali, come le attività vaccinali e quelle di prevenzione. Solo così, con assunzioni da effettuare in tempi brevissimi, a cui poi far seguire un programma assunzionale che preveda nel triennio l’ingresso di almeno diecimila nuovi operatori, si potrà evitare che il Ssr entri in una fase di assoluta criticità. Vanno sfruttate appieno le opportunità, seppure parziali, offerte dalla recente legge di bilancio per quanto riguarda le assunzioni, iniziando dalla stabilizzazione dei lavoratori precari. E’ un dovere morale verso le donne e gli uomini che in questi mesi hanno dato tutto per il Servizio”, concludono i due sindacalisti.