Si può combattere il Coronavirus e intanto costruire il futuro dell’Italia? Il confronto tra Maurizio Landini e Giuseppe Conte, che ha aperto oggi, 13 novembre, “Futura 2020. Lavoro, ambiente, innovazione”, sembra dirci che sì, forse è possibile. Il dialogo a distanza tra il segretario generale della Cgil che, sul palco del teatro romano Brancaccio, interloquiva col presidente del Consiglio collegato da Palazzo Chigi, si è sviluppato nel segno dell’eterogeneità temporale: da un lato il presente di una tragedia sanitaria, dall’altro l’orizzonte di un progetto per il Paese. A cominciare dal 2021. A cominciare dalla legge di Bilancio, sulla quale i sindacati sono stati convocati dal governo lunedì 16 novembre.

Landini ha esordito chiedendo di “avviare un piano straordinario per creare lavoro”. “Il blocco dei licenziamenti e la proroga della cig fino al 21 marzo è stata una cosa molto importante”. Ma “è il lavoro che sconfiggerà il virus”. E deve essere riconosciuto rinnovando i contratti e investendo sulle persone.

Per il leader della Cgil bisogna “progettare il futuro” sulla base di temi precisi. La scuola pubblica e la formazione, la Sanità, l'innovazione digitale, le infrastrutture, l’ambiente. Bisogna concentrare le risorse senza dare “soldi a pioggia”. “In questo Paese c’è troppa precarietà”, ha scandito, bisogna uscirne per dare un futuro ai giovani.

L’auspicio del segretario generale è che il 2021 sia l’anno di un nuovo Statuto dei lavoratori (qui il video) che garantisca a tutti, che siano dipendenti o partite iva, subordinati o non-standard, “le stesse tutele e diritti”. Un obiettivo da perseguire completando, parallelamente, la riforma degli ammortizzatori sociali.

Si può fare? Si deve fare, lascia capire Landini, sollevandosi dall’emergenza del qui e ora ma anche imparando da come la si è affrontata. L’esperienza dei protocolli sulla sicurezza di marzo, “che vanno aggiornati e migliorati”, fornisce il “metodo”.

Conte ha riconosciuto l’importanza dei protocolli e si è detto disponibile a migliorarli: "Quando si scriverà la storia di questa pandemia", si dovrà constatare che "quelle diciotto ore di confronto di metà marzo si rivelarono decisive". Il premier ha quindi “aperto” a molte delle suggestioni lanciate da Landini: sì a un nuovo Statuto dei lavoratori e sì alla revisione degli ammortizzatori. Sì, anche, a un confronto sul ruolo dello Stato nell’indirizzo e orientamento dell’economia.

Il 2021, ha ricordato il premier, sarà l’anno “della riforma fiscale e tributaria”. Ma sarà anche l’anno del Recovery Fund. Duecento miliardi tra stanziamenti a fondo perduto e prestiti. “Utilizzeremo tutti i soldi a disposizione”, ha chiarito Conte, “e lo faremo per modernizzare il Paese”. “L'obiettivo è questo: digitalizzare, rendere efficiente la P.a., avviare una transizione energetica” che “creerà nuove opportunità di lavoro”. Sul Recovery plan il confronto con le parti sociali ci sarà e sarà “doveroso”.

Quanto al presente della pandemia, è stato tema di confronto assiduo. Conte ha difeso il “metodo scientifico” adottato dal governo per controllare l’evoluzione del contagio. Ma ha anche ammesso i problemi gravi e la “scarsa incisività” della medicina territoriale.

Sulla scuola i due hanno concordato: l’insegnamento in presenza resta centrale (qui la clip video).

E sul futuro prossimo? Pragmatismo e realismo. Tenere “sotto controllo la soglia di contagio”. Quanto a Natale, il messaggio di Conte è chiaro: “E’ anche un momento di raccoglimento spirituale”, e il raccoglimento spirituale “con tante persone non viene bene”.

(Con la collaborazione tecnica di Mauro Desanctis)