Usa, troika di bolscevichi senza consenso
Negli Stati Uniti il vertice sugli interventi straordinari a favore dell'economia americana e per fronteggiare i crac finanziari che si stanno susseguendo è fallito. Il summit di ieri notte tra il presidente Bush (che ha stanziato 700 miliardi di dollari, misure che però richiedono l'approvazione del Congresso), i candidati McCain e Obama alla presidenza e i legislatori non ha partorito un accordo. Accordo peraltro molto difficile da raggiungere, visto l'intrecciarsi di questioni e di piani: la crisi economica, i diversi approcci di Repubblicani e Democratici alla medesima, e soprattutto il fatto che c'è una campagna elettorale in pieno svolgimento. Le trattative ad ogni modo proseguono. Il quotidiano argentino Página 12 dedica al tema un articolo firmato da Cristian Carrillo. Il titolo, Troika di bolscevichi senza consenso, allude alle polemiche scoppiate negli Stati Uniti sull'inaspettato interventismo di Bush, tacciato in vignette ed editoriali addirittura di bolscevismo.

"Il dibattito sul pacchetto di salvataggio nel Congresso – scrive il quotidiano argentino – si è trasformato in uno scontro elettorale. Da un lato c'è la fretta del presidente Bush, accompagnato dal segretario del Tesoro, Henry Paulson, e dal titolare della Federal Reserve Ben Bernanke. I tre moschettieri del nuovo interventismo americano sono tornati a difendere il megapiano da 700 miliardi di dollari per curare il prima possibile la situazione nel paese". Dall'altro lato c'è lo scetticismo dei legislatori democratici, che "insistono – scrive sempre Carrillo – nell'evidenziare il rischio del consegnare un assegno in bianco al Dipartimento del Tesoro". Nella ricostruzione di Página 12 i democratici chiedono, come contropartita, che sia creato un organismo di controllo sull'attività del Tesoro, e che il piano Bush non ricada unicamente sulle spalle dei contribuenti. "Le perdite dovute alla crisi sono arrivate a 1,3 miliardi di dollari, secondo il Fondo monetario internazionale, e la situazione inizia ad avvertirsi anche nell'economia reale". Il governatore della Fed, Bernanke, intervenendo in difesa del pacchetto Bush ha insistito sul fatto che "se non si fa nulla, la situazione precipiterà". Tuttavia i membri del Comitato economico congiunto delle Camere hanno accolto le parole di Bernanke con "un misto di dubbio e disagio". "I contribuenti sono molto irritati", ha dichiarato il senatore repubblicano Sam Brownback interrompendo il discorso di Bernanke. "Da parte della maggioranza come dall'opposizione – scrive Página 12 riportando le parole di Brownback – la percezione è di completa irresponsabilità". Il quotidiano riporta anche come le principali banche centrali mondiali abbiano deciso di intervenire a sostegno della Fed. Gli istituti di Australia, Danimarca, Norvegia e Svezia hanno stanziato 30 miliardi di dollari. Iniezioni di liquidità nel mercato finanziario sono venute anche dalla Banca del Giappone (14 miliardi di dollari), mentre la Banca d'Inghilterra ha offerto alla Fed uno stanziamento di 40 miliardi di dollari.
(D.O.)

Aziende sotto pressione
E' il titolo di un articolo di Michael J. De la Merced, pubblicato sul sito del New York Times. Il pezzo esamina le conseguenze che la crisi finanziaria sta avendo sulle aziende americane anche a molte miglia di distanza da Wall Street. Il giornalista parte dalle vicende della Pilgrim's Pride Corporation, fondata 62 anni fa e nota per essere tra i fornitori di catene alimentari come Taco Bell o Kentucky Fried Chicken. L'impresa texana soffre per la scarsità dei prestiti e le difficoltà dell'economia. "Ogni azienda – spiega Michael J. De La Merced – ha bisogno di prendere in prestito del denaro per finanziare le proprie operazioni e i costi aumentano, in realtà, per tutte a cause delle difficoltà del mercato dei crediti. Ma le più deboli, come la Pilgrim's Pride, vengono strette in questa morsa con particolare durezza." "Dozzine di altre imprese – prosegue l'articolo del N.Y. Times – sono sotto attenta osservazione." Come Sbarro, la catena italo-americana di fastfood o Dollar Thrifty Automotive Group, impresa di autonoleggio. "Sebbene i titoli dei giornali siano stati dominati da marchi della finanza come Lehman Brothers, American International Group, Washington Mutual e simili, il caos dei mercati finanziari e l'economia più ampia hanno esteso la crisi a ogni parte della nazione". Non a caso la fotografia che accompagna il pezzo ritrae un gruppo di operai della Pilgrim's Corporation che entrano in fabbrica.
(Ma.To.)

La guerra dei massimi sistemi
Per la Cina ci sono alcune lezioni da imparare dalla crisi finanziaria che colpisce gli Stati Uniti. Innanzitutto, il fatto che se si bada al sistema economico il modello cinese è superiore rispetto a quello occidentale. Lo afferma il Quotidiano del Popolo. In un lungo commento, il giornale sostiene che la "Cina si risveglia dalle Olimpiadi a testa alta": i meriti di questo risveglio e dei successi economici andrebbe ovviamente tutti al Partito Comunista. Diverso il tono di un altro editoriale pubblicato sul sito inglese del People's Daily, un articolo che parla degli obiettivi di sviluppo del millennio delle Nazioni Unite. Per l'autore del pezzo, Wen Xian, "a livello globale si sono compiuti numerosi progressi." E nonostante "uno squilibrio dell'economia globale che si associa a complessi e notevoli problemi finanziari, energetici e alimentari, la Cina ha lavorato per superare queste difficoltà e questi ostacoli. (…) Ad oggi, le persone sono arrivate a riconoscere cosa hanno in comune, e così i legami globali degli interessi non sono mai stati così stretti e interconnessi come adesso. Perciò – conclude il giornalista – non abbiamo altra scelta che unirci e concertare i nostri sforzi per aiutarci reciprocamente.
(Ma.To.)

La crisi francese
40mila disoccupati in più nel mese di agosto, un debito pubblico al 2,7% per quest'anno e anche per il prossimo. Sono queste le difficoltà che il governo francese di Sarkozy si trova ad affrontare. Ad agosto, infatti, si sono iscritte alle liste di collocamento 40mila persone in più rispetto agli altri mesi. Il ministro del lavoro Laurent Wauquiez ha annunciato una "riunione di crisi" per il prossimo lunedì. Lo rende noto il quotidiano Liberation che riferisce anche come questo dato sia il peggiore dal 1993. Secondo fonti governative "si tratterebbe di un fatto chiaro, non c'è miracolo che tenga, la situazione economica internazionale è molto dura, e ha necessariamente un impatto sulla situazione dell'occupazione e anche sul potere d'acquisto". I primi a risentirne sono i lavoratori. Un caso tra tutti quello del gruppo automobilistico Renault. Ai 4mila licenziamenti decisi lo scorso 9 settembre se ne aggiungono altri 2mila: 900 posti in meno in Francia, che verranno raggiunti il più possibile attraverso dimissioni volontarie – come ricorda oggi un articolo di Anna Maria Merlo sul Manifesto -, mentre all'estero si ricorrerà ai licenziamenti che dovrebbero riguardare in particolare il settore commerciale Tra i paesi più colpiti: l'Olanda, la Gran Bretagna e l'Italia.
(Ma.To.)

Russia: i Kolkhoz di Stalin diventano moderni latifondi
Un'inchiesta del New York Times, firmata da Andrew E. Kramer, fa luce sulla "rivoluzione agraria" che sta "rimescolando la campagna russa, rivoltando come un calzino la vita di interi villaggi e spazzando via le aziende agricole collettive che avevano resistito ai primi tentativi di trasformazione e restano, tuttora, la forma dominante di agricoltura". "Il cambiamento – scrive il quotidiano newyorkese – è sospinto dall'aumento globale del prezzo dei prodotti alimentari (solo il prezzo del frumento nell'ultimo anno è aumentato del 77 per cento) e da una riforma che ha permesso agli stranieri di possedere terreni agricoli". E' nato così un business molto lucroso, che consiste nel comprare e riformare le grandi aziende collettivizzate. Un'attività che attira "gestori di fondi finanziari, oligarchi russi, investitori svedesi" e anche il discendente di una casata di russi bianchi emigrati dopo la rivoluzione bolscevica. L'inchiesta evidenza come ben il 7% della terra coltivabile del pianeta sia in Russia, ma che un terzo di questa terra (circa 35 milioni di ettari) al momento non è sfruttato. Per dare un'idea delle proporzioni, basta ricordare che la superficie arabile dell'intera Gran Bretagna non supera i 6 milioni di ettari. Uno dei primi imprenditori a lanciarsi in questo affare è stato Michel Orloff, ex direttore del Carlyle Group di Mosca e discendente di nobili russi. Orloff ha dichiarato – scrive il NYT – "di essere stato ispirato da una visita in Argentina nel 2004, quando vide grandi proprietari terrieri ottenere profitti senza sussidi statali, e immaginò un modello analogo in Russia, un modello in cui riecheggiavano i latifondi della sua storia familiare, ma lubrificati dalla finanza moderna". Dunque si sta facendo strada in Russia – aggiungiamo noi – il modello Monsanto, la corporazione alimentare che possiede proprio in Argentina grandi fette di territorio dove coltiva la soia. Un latifondo multinazionalizzato. Ma pur sempre un latifondo. E infatti l'idea di Orloff è che le aziende collettivizzate russe "non debbano essere frazionate in piccoli appezzamenti, ma al contrario consolidate in imprese ancora più grandi e competitive". Nel 2007 l'azienda di Orloff ha prodotto 3,3 tonnellate di frumento per ettaro, e quest'anno punta a produrne 4,4 tonnellate.
(D.O.)

Arresti in Corea del Sud
Dopo un'ondata di scioperi, il governo sud coreano ha avviato un sostanziale attacco al sindacato dei metalmeccanici arrestando o indagando oltre 75 sindacalisti. La denuncia arriva dal sindacato internazionale del settore ma anche dall'International Trade Confederation Union. All'origine della repressione la partecipazione della categoria allo sciopero generale del 2 luglio scorso in cui si richiedeva una contrattazione collettiva nazionale. Sia la federazione che il sindacato internazionale chiedono il rispetto e il riconoscimento dei diritti e delle tutele fondamentali dei lavoratori.
(Ma.To.)