Il diritto di sciopero dei lavoratori britannici è sotto attacco. Per l’ennesima volta. Dopo le leggi anti-sindacali degli anni Ottanta e Novanta, e dopo il Trade Union Act del 2016 che lo aveva ulteriormente indebolito. In pochi Paesi al mondo organizzare legalmente uno sciopero è più difficile che nel Regno Unito. Ma al governo conservatore guidato da Rishi Sunak questo non basta. I Tories – evidentemente “disturbati” da mesi di proteste dei lavoratori soprattutto nei settori pubblici, ad esempio nella sanità, mobilitazioni per aumenti salariali che hanno coinvolto coloro che fino a pochi mesi fa erano stati gli “eroi” nella guerra contro il Covid – hanno presentato un disegno di legge durissimo, e puntano alla sua rapida approvazione in Parlamento.

La proposta di legge sugli scioperi e i livelli minimi di servizio consente ai ministri di redigere regolamenti in sei settori (sanità, istruzione, vigili del fuoco e soccorso, forze di frontiera, addetti del settore nucleare e dei trasporti) che costringeranno una quota di conducenti di ambulanze, vigili del fuoco, personale ferroviario e molti altri a lavorare durante uno sciopero. I datori di lavoro potranno stilare delle liste nelle quali indicare, con nomi e cognomi, i dipendenti che devono presentarsi al lavoro nonostante una mobilitazione, pena il licenziamento.

“Il Regno Unito – ci spiega in questa intervista Kate Bell, segretario generale aggiunto del Trades union congress (Tuc), la principale centrale sindacale britannica – ha già una delle legislazioni anti-sciopero più restrittive del mondo sviluppato. Non abbiamo un diritto di sciopero costituzionalmente protetto. Abbiamo soglie molto alte da superare e criteri severi per stabilire quando uno sciopero è legale e quando non lo è. I lavoratori possono essere soggetti ad azioni disciplinari e, in ultima analisi, alla minaccia di licenziamento. Il nuovo attacco del governo Sunak si basa sull'imposizione di livelli minimi di servizio nei settori pubblici, stabiliti e regolati direttamente dal governo. Questo vuol dire che, anche se i lavoratori votano democraticamente per lo sciopero, possono essere costretti a lavorare ed essere licenziati per violazione del contratto se non lo fanno”. 

“E non finisce qui – prosegue Bell –: i sindacati saranno anche tenuti a garantire che i loro iscritti forniscano un servizio minimo, il che significa sostanzialmente chiederci di sabotare uno sciopero. Insomma è in atto un attacco violento ai sindacati e ai lavoratori, ed è stato preso di mira in particolare il settore pubblico, dove abbiamo vissuto un'ondata di agitazioni. È impressionante che, piuttosto che dialogare con quei lavoratori e capire le ragioni della loro protesta, il governo abbia invece scelto di attaccare un diritto fondamentale”.

Il movimento sindacale britannico si aspettava l'apertura di questo fronte, o siete rimasti sorpresi anche voi?
Siamo scioccati ma non sorpresi. L'estate scorsa, durante la competizione per la leadership conservatrice, i vari candidati hanno riproposto vecchie ricette anti-sindacali. Grant Shapps, l’attuale ministro dell'Economia e delle Finanze, aveva presentato un piano in 16 punti per mettere fuori gioco le unions. Da diversi mesi temevamo un attacco al diritto di sciopero ed eravamo preparati al peggio, ma speravamo che il governo riconoscesse la necessità di approcci più ragionevoli e costruttivi. 

Quali sono le azioni di protesta messe in campo dal Tuc e dagli altri sindacati? Avete indetto una mobilitazione per il primo febbraio…
Intendiamo proteggere il diritto di sciopero e sosterremo i lavoratori che intraprenderanno un'azione di protesta quel giorno. Abbiamo già raccolto messaggi di sostegno da tutta Europa, ma anche una petizione già sottoscritta da centinaia di migliaia di persone. Manifestazioni in tutto il Paese dimostreranno un sostegno tangibile al diritto di sciopero. Anche i ferrovieri si mobiliteranno, e naturalmente li sosterremo, e offriremo solidarietà a tutti coloro che si fermeranno quel giorno.

L’Ilo (l’Organizzazione internazionale del lavoro) ha preso le distanze dal provvedimento, negando qualsiasi avallo al governo britannico. Questa legge sembra violare palesemente la Convenzione Ilo 87 sulla libertà sindacale. Se dovesse essere approvata, ipotizzate un ricorso a istanze di giustizia nazionali o sovranazionali?
Le questioni di diritto devono sempre essere esaminate con attenzione ma, se questo provvedimento dovesse passare, pensiamo che molto probabilmente avrebbe degli aspetti di illegalità, in particolare a causa dell'estensione della restrizione del diritto di sciopero, una restrizione che nel Regno Unito già esiste. Questo ulteriore inasprimento potrebbe mettere il nostro Paese in condizioni di aperta violazione della Convenzione Ilo 87. Ma non solo. Violerebbe anche il nostro ordinamento sui diritti umani e l'accordo sul commercio e la cooperazione che il Regno Unito ha firmato con l'Unione europea dopo la Brexit. Insomma abbiamo una serie di vie legali che stiamo valutando con molta attenzione. Se questa proposta diventerà legge, non ci mancheranno gli strumenti per continuare a combatterla.

Dall’estate del 2022 a oggi, il Regno Unito ha vissuto un’intensa stagione di scioperi e proteste nel mondo del lavoro. Quali settori stanno scioperando con maggior forza, e per quale ragione?
Il Regno Unito ha vissuto una compressione salariale decennale, la più lunga degli ultimi 200 anni, una delle peggiori in Europa. Gli scioperi di quest'inverno sono il sintomo di un'economia in crisi. In molti pensavano che dopo la pandemia i lavoratori essenziali potessero essere riconosciuti per il loro apporto. Il fatto che questo non sia avvenuto, sia nel settore privato che in quello pubblico, ha scatenato una grande quantità di azioni sindacali. Con la differenza che nel settore privato si negozia, e quindi la vertenza dura meno tempo e porta a una risoluzione della controversia. Nel settore pubblico, invece, abbiamo un governo che si rifiuta di negoziare e sembra aver dimenticato che, in ultima analisi, la vertenza sindacale fa parte delle relazioni industriali. Inoltre, nel settore pubblico la crescita dei salari quest'anno è stata la metà rispetto al settore privato.

Sarà una lunga battaglia…
Ma non siamo soli. E siamo molto grati ai sindacati europei e in particolare alle organizzazioni italiane per la solidarietà che ci stanno mostrando. Da tempo lavoriamo a stretto contatto con la Cgil in programmi di contrasto all'estrema destra, un problema in crescita in entrambi i nostri Paesi. Il sostegno della Cgil è molto importante per noi. La solidarietà internazionale fa davvero la differenza, in particolare ora che ci troviamo di fronte a un così grave attacco.