Se hai investito i tuoi risparmi in buoni fruttiferi postali, gli ormai famosi serie Q, c’è un’iniziativa che ti tutela. L’associazione Federconsumatori ha lanciato una class action per fare valere i diritti dei cittadini che, dopo aver acquistato questi titoli, si sono ritrovati a incassare interessi più bassi rispetto a quelli dovuti. Ma attenzione: l’azione collettiva riguarda solo i titolari di buoni postali della serie Q emessi dopo il 1° luglio 1986 e riscossi entro il 19 maggio 2021. E interessa tantissime persone. “Teoricamente una platea di 250mila persone, che hanno ottenuto cifre inferiori del 2 ma anche del 5 per cento – spiega Emilio Viafora, presidente di Federconsumatori -. In alcuni casi però lo scostamento è anche più significativo, anche perché è calcolato sugli ultimi dieci anni. Sono tantissimi i cittadini che si stanno rivolgendo a noi e che ci stanno chiedendo aiuto. È per questo che abbiamo deciso di lanciare una class action”.

Ma che cosa sta accadendo? Nel 1973 è stata emanata una legge grazie alla quale il ministero del Tesoro poteva abbassare il tasso di interesse dei titoli, anche di quelli già sottoscritti. La legge si è iniziata ad applicare solo a partire dal 1986, infatti le serie di buoni fruttiferi antecedenti a quell’anno (la M, la N, la O e la P) sono state parificate alla nuova diffusa nel 1986, che aveva tassi nettamente inferiori rispetto alle precedenti.

Per i buoni postali emessi dopo il 1° luglio 1986, Poste Italiane ha utilizzato i titoli precedenti, d’intesa con il Ministero, nonostante dovesse applicare la nuova serie. Poi alcune azioni amministrative hanno complicato la situazione: non sempre, infatti, venivano applicati i timbri, oppure venivano applicati nel lato sbagliato, o ancora venivano indicati tassi d’interesse sfavorevoli rispetto alla serie di riferimento. In questi casi son ostate registrate diverse sentenze vinte dai consumatori, i quali hanno ottenuto il riconoscimento alla riscossione di una parte dell’investimento non conteggiata a suo tempo. “Sentenze favorevoli dell’arbitro bancario finanziario che però sono dovute arrivare in Cassazione perché i cittadini si vedessero versare le somme – aggiunge Viafora -. Poste, anche in presenza di una sentenza, non ha dato seguito in prima battuta alle decisioni. Questa difficoltà scoraggia i cittadini. Non tutti possono arrivare all’ultimo grado di giudizio. Ed è per questo che abbiamo pensato di avvaire una class action”.

Però gli orientamenti favorevoli dell’arbitro bancario fanno ben sperare: ci sono buone possibilità di poter risarcire una platea molto ampia di consumatori che hanno investito in buoni serie Q. “Dobbiamo unire le forze – conclude Viafora - verso una direzione comune: il diritto dei consumatori, l’esigenza di tutelare i risparmi degli italiani e di conseguenza, in molti casi, i sacrifici di lavoratori che hanno cercato di assicurare un futuro a figli e nipoti”.

Per scoprire se si può partecipare alla class action o come ottenere il giusto riconoscimento, basta compilare la pre-adesione su questo sito. Una volta verificato che il buono rientra tra quelli per cui Federconsumatori sta promuovendo l’azione legale, per confermare l’adesione verrà richiesto di iscriversi all’associazione e di versare un contributo.