Il 31 agosto 1870 nasceva a Chiaravalle, in provincia di Ancona, Maria Montessori, educatrice, pedagogista, filosofa, tra le prime donne a laurearsi in medicina in Italia. Dopo la laurea Maria viene nominata assistente alla clinica psichiatrica universitaria di Roma dedicando in particolare le sue attenzioni ai bambini con problemi psichici.

Sarà questo un periodo molto importante per lei che attraverso convegni e  conferenze in giro per l’Europa avrà modo di conoscere e approfondire metodi e teorie sul recupero dei “bambini anormali”, come venivano definiti all’epoca.

Nel 1896 è tra le relatrici al Congresso femminile di Berlino in veste di rappresentante dell’Italia (anche le donne operaie della sua cittadina natale raccoglieranno una somma per contribuire alle spese di viaggio) partecipando anche al successivo Congresso Femminile di Londra  del 1899.

Famosa nel mondo grazie al famoso metodo educativo per bambini che prese il suo nome, ovvero il “Metodo Montessori”, già nel 1926 organizza il primo corso di formazione nazionale per preparare gli insegnanti ad utilizzarlo (un vero e proprio successo con oltre 180 insegnanti provenienti da tutt’Italia).

Il metodo Montessori si basa principalmente su un assunto: l’allievo deve essere libero di sperimentare per conto proprio, perché solamente attraverso la libertà si possono favorire la creatività e altre doti presenti nella natura dei bambini (l’insegnante deve essere “solo” il mediatore che favorisce la voglia di fare, innata nel bambino; deve saper osservare, scegliere il materiale adatto e saper tacere al momento giusto).

Un assunto poco assimilabile al fascismo che pure nel primo periodo a Maria Montessori strizza l’occhio. L’educatrice è inizialmente corteggiata dal duce speranzoso, probabilmente, di poter sfruttare il suo lustro internazionale a proprio favore. Ma a partire dal delitto Matteotti i rapporti si deteriorarono. Nel 1933 Maria è costretta a dimettersi dall’Opera nazionale che ha fondato e l’anno seguente è praticamente costretta ad abbandonare l’Italia. Ciò a causa del tentativo da parte del regime fascista di orientare l’Opera e il pensiero della sua autrice in una direzione incompatibile con i principi ideali ed educativi di Maria Montessori, la cui immagine e i cui libri vennero dati alle fiamme prima a Berlino e poi a Vienna.

Allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale Maria si trova con il figlio in India. Qui viene internata in quanto proveniente da un Paese nemico. Riuscirà a tornare in Italia solamente nel 1946 per poi trasferirsi da amici nei Paesi Bassi. Ammirata in tutto il mondo e dai massimi esponenti del nostro secolo (da Ghandi, a Freud, da Tagore a Marconi) morirà a Noordwijk a 82 anni.

Il 6 gennaio del 1907 veniva inaugurata, in Via dei Marsi 58, nel quartiere di San Lorenzo a Roma, la sua prima Casa dei bambini. Il 7 aprile dello stesso anno, viene inaugurata la seconda “casa”.

Diceva in quell'occasione l'educatrice

Può darsi che la vita dei poveri sia una cosa, che qualcuno di voi, qui presente, non abbia mai considerato in tutta la sua degradazione. Può darsi che abbiate sentito la miseria della estrema povertà umana soltanto attraverso le pagine di qualche grande libro, o la vibrante voce di un grande attore. Supponiamo che in un certo momento una voce vi gridi: - Và e guarda queste case di miseria e della nera povertà. Poiché esse sono sorte, fra il terrore e le sofferenze, oasi di felicità, di nettezza e di pace. I poveri avranno una casa propria. Nei quartieri dove regnavano la povertà e il vizio si sta svolgendo un’opera di redenzione morale; le coscienze del popolo saranno redente dal torpore del vizio, dalle ombre dell’ignoranza. Anche i piccoli hanno la loro casa (…) Il caso è nuovo anche per l’organizzazione pedagogica della “Casa dei bambini”. Essa non è un ricovero passivo dei fanciulli: ma una vera scuola di educazione, i cui metodi sono ispirati ai razionali principi della pedagogia scientifica. Viene seguito e diretto lo sviluppo fisico dei bambini, che sono studiati nel loro lato antropologico; gli esercizi del linguaggio, dei sensi e della vita pratica formano le basi principali delle cognizioni. L’insegnamento è eminentemente oggettivo, e dispone di una ricchezza non comune di materiale didattico (…) Poiché l’uomo non è solo un prodotto biologico, ma anche un prodotto sociale (…).