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"La proroga della didattica a distanza per le scuole superiori ha ormai ampiamente superato il perimetro dell'emergenza, sconfinando in una nuova “normalità” che è inaccettabile". Lo scrive la Cgil dell'Emilia Romagna in un comunicato congiunto con la Rete degli studenti medi, E' ormai "improrogabile la permanenza di questa situazione. Siamo ormai prossimi al primo anniversario della pandemia da Covid 19 e quindi il tempo non è mancato per organizzare e garantire, pur se in forme e con modalità diverse, la “didattica in presenza”.
Quello che è mancato e continua a mancare, spiega il sindacato, è la volontà. Ci si è organizzati praticamente ovunque: nei luoghi di lavoro sia pubblici che privati, nell'erogazione di servizi pubblici e privati e sono stati sottoscritti e condivisi protocolli, sistemi di screening e tracciamento. Tutto ciò evidentemente non è sufficiente a garantire, invece, la riapertura “in presenza” delle scuole superiori. Il che ci dice una cosa molto banale: la Dad è la via più breve e facile, perché consente di non affrontare i problemi che la scuola ha da anni, edilizia scolastica, classi pollaio, assunzioni, formazione.
Per la Cgil dell'Emilia Romagna e per la Rete degli studenti medi siamo in presenza di una inaccettabile diversità di approcci e scelte. "Mentre i luoghi della produzione e del consumo sono aperti, una parte significativa dei luoghi della cultura e dell'istruzione permangono chiusi.In quest’anno la dispersione scolastica, pur in assenza di dati approfonditi, è aumentata esponenzialmente, facendo scivolare la parte più debole degli studenti in una condizione di povertà culturale ed educativa che andrà a sommarsi alla povertà materiale. Si sono ampliate le distanze sociali tra chi ha e chi invece non ha: tra chi ha una condizione familiare in grado di supportare mesi di Dad e chi invece non ce l'ha; tra chi ha case ampie, accoglienti e connesse e chi invece questa condizione non ce l'ha; tra italiani e stranieri, tra ricchi e poveri. In questo Paese, nell'ultimo anno, si è deciso di staccare la spina all'unico strumento in grado di garantire un minimo di mobilità sociale.
Una situazione che ha e avrà conseguenze pesanti. "La riduzione, in alcuni casi la totale assenza, di socialità tra i ragazzi e le ragazze sta producendo danni pesanti, che dureranno nel tempo - si legge nel comunicato - Per questo crediamo che le rivendicazioni che in questi giorni stanno mobilitando studenti, genitori, docenti, siano non solo giuste ma vadano sostenute. La scuola è la priorità, e deve tornare ad essere un luogo aperto, nel rispetto ovviamente delle regole, dei protocolli e della sicurezza per tutti quelli che la mandano avanti, studenti e lavoratori. La scuola deve tornare a svolgere il ruolo che la Costituzione le affida che non è quello di erogare nozioni, ma di formare cittadine e cittadini, di essere quello straordinario luogo nel quale la Repubblica comincia a “rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana”.