“Mancano meno di otto giorni alla conclusione delle assemblee sulla Carta dei diritti universali del lavoro della Cgil e nei molti incontri ai quali ho partecipato c'è stata davvero una grande attenzione ai contenuti che proponiamo, sia per quanto riguarda i lavoratori privati che per i lavoratori pubblici”. A dirlo, ai microfoni di Italia Parla, su RadioArticolo1 è stata Gianna Fracassi, segretaria nazionale del sindacato di Corso d'Italia.

Il sindacato, in queste settimane, si è messo in gioco, e si è messo pure in viaggio. La Carta ha girato lungo tutta la penisola, e ha toccato molto spesso tappe in Meridione. “Proviamo a ricostruire il lavoro – ha continuato Fracassi - soprattutto nei territori in cui la crisi ha colpito duro sia sul versante occupazionale che su quello dell'impoverimento complessivo delle persone. In quei luoghi dobbiamo mettere insieme i temi del lavoro di qualità e di una crescita sostenibile. Quella che stiamo facendo, quindi, è un'operazione che parla non solo delle condizioni materiali dei lavoratori ma anche delle loro prospettive, del futuro del paese. Affrontare all'interno della Carta alcuni temi come quello del lavoro decente, sopratutto in determinati contesti, rappresenta quindi una scelta straordinaria. Perché lo si fa in luoghi in cui spesso si lavora in condizioni di completa illegalità”.

L'idea di fondo della Carta, infatti, secondo la segretaria confederale Cgil, “è quella di coniugare il lavoro buono, perché assistito dai diritti, con un'idea di crescita e di sviluppo di qualità. Questo nesso è oggi assolutamente indissolubile, perché parlare di accessibilità ai diritti per tutti, riunificando il lavoro a prescindere dalla tipologia di rapporto, identifica anche un modello di società diverso. Un modello fatto di diritti sociali in assoluto contrasto con le iniziative legislative messe in campo negli ultimi vent'anni. Nelle assemblee dico spesso che questa Carta nasce dal racconto dei lavoratori e delle lavoratrici. Nessuno meglio dei loro, infatti, riesce a spiegare commi e articoli della Carta. Perché ogni comma rappresenta una storia, un punto sul quale proviamo a costruire il cambiamento. E questo i lavoratori e i pensionati lo capiscono, perché rappresenta in qualche modo un pezzo di loro vita vissuta”.

“La strada da percorrere, però, è ancora lunga. “Il nostro paese – continua Fracassi - ha attraversato una fase di regressione sul versante del perimetro contrattuale, sia nel pubblico che nel privato. Si tratta, però, di un tema che è anche europeo, non solo italiano. Perché la riduzione dei diritti contrattuali avviene anche in altri paesi. In Italia, noi portiamo un elemento nuovo, perché la Carta introduce alcuni passaggi che provano a scardinare questa impostazione. E' il nostro contributo, ma non tiene conto soltanto della situazione italiana, perché è un contributo valido anche a livello mondiale”. 

Gianna Fracassi, tra l'altro, tra pochi giorni sarà a New York per la sessantesima edizione della Commissione sulla condizione femminile delle Nazioni unite. “E lì – ha concluso - porteremo le copie della Carta dei diritti tradotte in tutte le lingue del mondo, perché vogliamo costruire le condizioni perché i nostri temi diventino temi di discussione generale.”