L’Inca, in collaborazione con l’Slc, ha deciso di mettere i propri uffici a disposizione dei lavoratori autonomi dello spettacolo interessati a non assecondare la richiesta (impropria) dell’Inps di farsi pagare i contributi, per i redditi del 2010, alla sua gestione separata: richiesta non corretta, perché – data l’atipicità del lavoro dello spettacolo – al datore-committente corre l’obbligo di versare i contributi all’Enpals, indipendentemente dal rapporto di impiego, subordinato, parasubordinato o autonomo.

Differenza consistente rispetto alle altre partite Iva, che versano sul netto i contributi alla gestione separata dell’Inps o alle casse previdenziali di riferimento professionale, e questi contributi sono completamente a carico del lavoratore. Mentre, per le attività dello spettacolo, non solo quelle artistiche, i contributi devono essere versati all’Enpals nella misura del 33% per la generalità dei lavoratori, del 35,7% per ballerini, tersicorei, coreografi e assistenti coreografi.

Nel caso che il rapporto di lavoro sia autonomo, analogamente a tutti i rapporti di lavoro, al lavoratore viene applicata una trattenuta pari al 9,19% sull’importo lordo, mentre la parte restante è a carico del datore di lavoro-committente, che si impegna al relativo versamento. Nell’ambito della gestione Poseidone, che effettua una verifica delle posizioni contributive, l’Inps non ha trovato per questi lavoratori il versamento dei contributi semplicemente perché tale obbligo era in capo al committente.

La contestazione giunta ai presunti inadempienti ha creato confusione e rabbia in una categoria di lavoratori che è trascurata nelle proprie specificità, che fino a questo momento erano state riconosciute solo dall’Enpals, che è stato accorpato all’Inps in seguito alla cosiddetta manovra Monti (dl 6 dicembre 20111, n. 201, convertito in legge 23 dicembre 2011, n. 214). Con questa operazione sono cominciati i disguidi per il settore, che sono ovviamente letti come un forte segnale di disattenzione verso lavoratori che sono già interessati dalla disinvoltura di un legislatore che si limita a stiracchiare le norme giuslavoriste, creando ogni volta maggior confusione.

L’evasione contributiva e fiscale del settore va quindi risolta dotando il settore stesso degli strumenti che sono necessari a un’attività che è per sua natura intermittente. La collaborazione tra l’Inca e la categoria della Cgil che rappresenta (anche) lo spettacolo, ha permesso di adeguare i servizi del patronato della Cgil alle necessità di questi lavoratori autonomi, nel solco di un percorso che vede fortemente impegnata la Cgil e le sue categorie a rappresentare anche i lavoratori atipici.

Fulvia Colombini, presidenza Inca Cgil; Emanuela Bizi, segreteria nazionale Slc Cgil.