Renzi ha cercato di fare la voce grossa durante l'ultimo Consiglio europeo per affermare che le decisioni politiche soprattutto quelle che riguardano rigore, austerità e investimenti, non possono essere affidate soltanto alla cancelleria tedesca. “Renzi fa la voce grossa fuori, ma poi fa i compitini a casa.
Lo vediamo nella legge di stabilità, che accentua la stagnazione, non prevede investimenti e che, nonostante alcuni annunci anche sulla Cassa depositi e prestiti, non apporta nessuna svolta di politica economica espansiva, nessuna vertenza europea”. Lo ha detto Riccardo Sanna, responsabile del dipartimento politiche economiche della Cgil, ai microfoni di Italia Parla, su RadioArticolo1

“E' una manovra del tutto insufficiente a generare nuova crescita - ha continuato Sanna -, una manovra di pura amministrazione della recessione. Ma anche il Bollettino economico della Bce dice che tra tagli alla spesa e tagli iniqui delle tasse non si produce alcuna crescita. L'aumento dei tassi da parte della Federal Reserve, poi, ci dice anche che è finita la speranza. Bisogna invece creare nuova speranza con una diversa politica economica, e questa non è assolutamente nelle linee del governo”.  

Oltre alle politiche economiche che mancano, però, ci sono pure le leggi che non funzionano come il Jobs act, “perché è un altro modo di ridurre i costi e accentuare una competitività tutta basata sui costi, in particolare sulla svalutazione del lavoro, dei salari, dei diritti. Una politica economica, confermata in legge di stabilità, tutta a vantaggio delle imprese sperando che queste investano senza alcun aiuto di investimenti pubblici. Ecco perché il governo sbaglia, soprattutto perché non conosce la realtà del lavoro in Italia, i vuoti occupazionali creati nella crisi, che la stessa Bce ricorda, e non investe sulla domanda, cioè sui salari e quindi sui consumi, sugli investimenti e sull'occupazione”.  

La Cgil risponde con il suo Piano del lavoro, “un altro nodo strategico assolutamente indispensabile - secondo Sanna -  anche se è necessario aprire una vera e propria vertenza europea. Bisogna cambiare l'Europa. E lo si può fare anche attraverso il cambiamento del paese, non solo rimandando le responsabilità a livello sovranazionale. Dobbiamo gestire meglio le risorse pubbliche, anziché orientarle verso il mercato e regolare l'attività economica pure con investimenti pubblici”. 

“Più in generale - ha concluso il funzionario Cgil -, è necessario decidere un nuovo intervento pubblico in economia, l'unica soluzione per allontanare il problema della stagnazione secolare di cui tanto si parla. Serve un Piano del lavoro basato sulla creazione di occupazione, insomma. Anche se noi, per fortuna, viviamo nel paese reale.  E nel paese reale, attraverso gli accordi che stiamo facendo a livello regionale e locale, stiamo comunque portando avanti questo reindirizzo delle risorse verso lo sviluppo e l'occupazione”.