Maurizio Sacconi è insoddisfatto della riforma del lavoro. E lo spiega in una lettera a Il Corriere della Sera. E nota che “le posizioni iniziali si sono rovesciate. Esprime soddisfazione la Cgil, il cui veto è stato premiato, dissentono le imprese. La proposta del governo compensa infatti una incerta – e perciò inefficace – flessibilità ‘in uscita’ non solo con una maggiore sicurezza, ma anche con una diffusa rigidità ‘in entrata’. Diventano scoraggiate le forme di impiego a termine, spesso prive di alternative con la sola eccezione del sommerso, rimangono scoraggiate le assunzioni a tempo indeterminato in assenza di certezze sui tempi e modi di risoluzione del relativo rapporto”.

“Ma ancor peggiore delle singole disposizioni – osserva l’ex ministro 'contro il lavoro' – è il ‘mood’ complessivo del disegno di legge che ne rende difficile l'aggiustamento. Esso trasuda in ogni sua parte – anche quando vorrebbe favorire l'impresa nelle sue esigenze organizzative o capacità formative – diffidenza ed ostilità verso i datori di lavoro”.  “Il presidente Monti e il ministro Fornero –conclude Sacconi – hanno certamente operato in condizioni istituzionali, politiche e sociali difficili nella materia più segnata dal nostro particolare novecento ideologico. Ora, tuttavia, dovrebbero ascoltare con umile attenzione le ragioni delle imprese (…) dichiarandosi disponibili a condurre l'esame parlamentare (…) non tanto a correzioni marginali ma a una complessiva ripulitura da tutto ciò che costituisce freno al lavoro”.