“Nel tempo di aspettative incerte che stiamo attraversando viene proposta una rigidità regolatoria su tutti i contratti diversi da quelli a tempo indeterminato che non ha eguali in Europa e che corrisponde al tempo andato delle economie stabili e a una visione vecchia, industrialista, del nostro assetto produttivo”. Maurizio Sacconi, intervistato da Il Sole 24 Ore dopo l’incontro tra Pdl e associazioni imprenditoriali, boccia senza appello il ddl Fornero. “La nostra economia ha bisogno di modalità duttili di creazione di lavoro regolare, tanto più in un mondo insicuro. Non si può pensare di ottenere una maggiore sicurezza nel lavoro con una visione che rimette al centro, in modo arcaico, il rapporto di lavoro subordinato a tempo indeterminato. Le conseguenze sarebbero meno occupati e più sommersi”.

Per questo i "modernizzatori" del centrodestra chiedono “modifiche sostanziali per cancellare e semplificare il più possibile tutta la rigidità regolatoria sui contratti d'ingresso. Vogliamo conservare i contratti a termine nel quadro della regolazione europea, vogliamo confermare e attuare il nuovo apprendistato e non scoraggiare le partite Iva, espressione di autoimpiego, contrastando con le ispezioni le patologie minoritarie come quelle in edilizia”. Per quanto riguarda gli ammortizzatori, “Il riassetto va bene ma prevede un saldo netto di 3 miliardi di maggiore spesa che è quasi tutta a carico delle imprese sia per i maggiori oneri contributivi sia per la fiscalità introdotta su altri fattori, come le auto aziendali. Non è questo il tempo per caricare il costo del lavoro e il prelievo sulle imprese”.
E sul nuovo articolo18? “Veti del Pd e della Cgil – conclude Sacconi – impediscono modifiche che vadano oltre qualche chiarimento al margine. La contrattazione potrebbe dare di più. A tutti”.