La polizia di Stato di Ragusa ha fermato oggi (6 giugno) cinque cittadini rumeni per reati connessi al caporalato, associazione a delinquere, traffico di esseri umani e sfruttamento aggravato della prostituzione, anche minorile. Lo riferisce l'agenzia Agi. Il provvedimento è stato emesso a seguito delle indagini svolte dagli uomini della squadra mobile di Ragusa, partite dalle dichiarazioni rese da un cittadino romeno. Il lavoratore, provato da una situazione di grave sfruttamento lavorativo, si era recato presso la questura di Ragusa, offrendo un racconto del suo trasferimento in Italia e sull'attività lavorativa in cui era impegnato.

“Gli arresti di Ragusa per sfruttamento del lavoro bracciantile di immigrati, violenze e sfruttamento della prostituzione confermano il dilagare del caporalato nelle campagne siciliane. Episodi analoghi sono di poche settimane fa, mi riferisco a quelli di Agrigento  di Siracusa. Dunque, è una situazione grave, che può attecchire grazie alle falle dell’attività amministrativa della Regione, cui spettano compiti ispettivi che evidentemente non si adempie come si dovrebbe”. Lo dice il segretario generale Flai Cgil Sicilia, Alfio Mannino, che sottolinea  che “l’azione delle forze dell’ordine non può essere sufficiente. Alla repressione, infatti, bisogna accompagnare misure di prevenzione, stringendo innanzitutto le maglie dei controlli”.

Il dirigente sindacale ricorda che "Flai, assieme a Fai e Uila, hanno già proposto al governo regionale l'istituzione di una cabina di regia e presentato una proposta di riforma del mercato del lavoro, finalizzata anche ad arginare il fenomeno dello sfruttamento e dell’illegalità nei campi, e sarebbe il caso, alla luce dell’accaduto, che la Giunta non perdesse più tempo Infine, vanno attuare integralmente le leggi esistenti, come la 199/2016”.

Galli (Flai): molto preoccupati per condizioni dei lavoratori

"Sta iniziando la stagione di raccolta nei campi e si apre sotto i peggiori segnali: domenica la drammatica uccisione di Sacko, bracciante a San Ferdinando; poche ore fa arresti a Ragusa per caporalato e sfruttamento ai danni di un gruppo di lavoratori romeni impiegati a lavorare nei campi e tenuti senza paga, in alloggi fatiscenti. Siamo preoccupati e allarmati, il fenomeno del caporalato e dello sfruttamento nei campi, soprattutto ai danni di lavoratori stranieri ma non solo, non è più tollerabile e tutti devono esserne consapevoli”. Lo dichiara Ivana Galli, segretaria generale Flai della Cgil. 

Non è più tollerabile anche in virtù dell’esistenza della Legge 199/2016, che deve essere applicata in tutte le sue parti e non si possono sopportare ancora i ritardi su collocamento, alloggi e trasporto. L’azione delle forze dell’ordine è importante e ha dato i suoi frutti ma quell’azione va affiancata da azioni di prevenzione e di contrasto   all’indegno fenomeno organizzato e sistemico dello sfruttamento. Quando noi, come sindacato, chiediamo il rispetto dei contratti e dei salari e diciamo no allo sfruttamento è perché chiediamo un lavoro dignitoso che permette a chi lo svolge di non dover vivere nei ghetti e nelle tendopoli, di non dover sottostare al ricatto continuo e quindi alla violenza, di non essere invisibili alle autorità e alla cittadinanza. Lo chiediamo perché un lavoro dignitoso significa integrazione. Lo chiediamo per Sacko e per gli altri dei quali in molti si accorgono solo quando accadono fatti violenti e dai quali non si torna più indietro”. 

Per questo è necessario superare i ritardi nell’applicazione della Legge 199, aggiunge, "che reca disposizioni in materia di contrasto ai fenomeni del lavoro nero e dello sfruttamento lavorativo in agricoltura, a partire dalla istituzione delle sezioni territoriali della rete del lavoro agricolo di qualità presso l’Inps per dare prime e urgenti risposte su trasporto e collocamento. Più in generale sono necessarie politiche di accoglienza ed integrazione per quei lavoratori stranieri, che lavorano nelle campagne e rappresentano una reale risorsa, come previsto anche nel protocollo “Cura – Legalità – Uscita dal ghetto” di cui chiediamo una proroga”. 

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