Con la scomparsa di Paolo Leon, “perdiamo un grande economista keynesiano, amico e sodale di Federico Caffè per quasi trent’anni”. Con queste parole la Cgil ricorda il grande economista scomparso sabato sera a Roma. “Gli siamo riconoscenti – continua la breve nota di corso d’Italia – per il lavoro svolto e per il patrimonio di studi, idee e proposte che ci lascia”.

Nato a Venezia nel 1935, Leon aveva studiato prima in Italia e poi a Cambridge con Richard Kahn, al quale dovrà la sua impronta keynesiana, che sarà una guida decisiva per la sua comprensione del pensiero dell’economista americano. Molto vicino a Federico Caffè, dopo diversi incarichi alla Banca Mondiale, rientra in Italia nei primi anni settanta e insegna Economia dello sviluppo alla facoltà di Scienze Politiche di Bologna, con Beniamino Andreatta. Socialista, diresse l'Arpes, il Crel e il Cles, fu cofondatore dell'Università di Roma Tre, proprio con Caffè, e consulente della Cassa per il Mezzogiorno, dei ministeri del Bilancio, del Lavoro e dell'Ambiente.

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Argomentatore lucido e instancabile della necessità di un ruolo pubblico nell’economia, Leon era componente del Forum degli economisti della Cgil e uno storico collaboratore – generoso e prezioso – di Rassegna, curioso di tutto e sempre pronto a mettere la sua competenza a disposizione degli altri. Non stava bene da tempo, ma nei giorni scorsi lo avevamo sentito, diceva di sentirsi fisicamente “non troppo in forma”, ma mentalmente con la voglia di continuare a dare il suo appassionato contributo di idee e di voler riprendere – dopo l’interruzione forzata degli ultimi mesi, a causa dell’aggravarsi del suo stato di salute – a scrivere per noi. Non ce l’ha fatta, purtroppo. Lo ricordiamo con una serie di articoli – i più recenti – scritti per Rassegna. Da tutta la redazione un abbraccio affettuoso alla sua famiglia e a chi ha avuto la fortuna di conoscerlo.