La decisione presa venerdì scorso dall’Ufficio di Presidenza della Camera, di sottoscrivere un accordo di temporanea occupazione e di temporanea erogazione di servizi fino al 28 febbraio del cosiddetto Palazzo Marini 3, rappresenta, secondo la Cgil, “una prima risposta, seppur parziale, all'emergenza che i lavoratori della Milano 90 stanno attraversando”.
 
“La temporanea utilizzazione del Palazzo, con la connessa prosecuzione dei servizi accessori e del servizio di mensa, consentirà, infatti – sottolinea il sindacato di Corso Italia –, di scongiurare fino alla fine del prossimo mese il licenziamento almeno di una parte dei lavoratori posti in mobilità da Milano 90, che avrebbe avuto luogo in assenza di questo intervento”.
 
“Adesso – prosegue la Confederazione –, è necessario che, come ha fatto l’ufficio di Presidenza della Camera, presieduto da Laura Boldrini, anche tutti gli altri soggetti interessati facciano la loro parte, per trovare, mettendo da parte inutili polemiche, soluzioni certe e definitive per tutti i lavoratori della società”.
 
"Milano '90 – ricorda il sindacato – è la società che gestisce servizi (mensa, portierato, ristorazione, pulizia e altro ancora) per il Comune di Roma e per il Parlamento, e che ad ottobre scorso ha avviato una procedura di licenziamento collettivo che coinvolge 426 lavoratori. Un procedimento eseguito successivamente al recesso di contratti di locazione di alcuni immobili in uso alla Camera dei deputati e all'assemblea capitolina, dove questi lavoratori sono impiegati".
 
“In una vicenda legale e giudiziaria irrilevante per il sindacato, la nostra unica preoccupazione – conclude la Cgil – è quella di impedire che a pagare siano soltanto i lavoratori. Valutiamo, quindi, la decisione presa dall’ufficio di Presidenza della Camera un primo risultato da cui partire, per una soluzione complessiva della vertenza”.