Non si arresta la protesta dei lavoratori di Mediaworld (gruppo Mediamarket). Dopo lo sciopero di ieri (29 marzo) nel punto vendita di Grosseto, mentre il 28 marzo era stata la volta di Piacenza, oggi ad incrociare le braccia con uno sciopero improvviso sono stati quelli di Ferrara. L'adesione, riferisce su Facebook la Filcams Cgil di Ferrara, è stata del 99%.

Ma la protesta, in particolare in Emilia Romagna, è destinata ad intensificarsi. Lo si è capito ad esempio dalle assemblee tenute nei giorni scorsi nei 2 punti vendita di Bologna. "L’azienda forse non ha chiaro che sono stati gli stessi lavoratori a consentire a questa catena dell'elettronica di consumo di mietere i successi del passato - affermano Andrea Carrà, Silvia Balestri e Aldo Giammella, segretari di Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil di Bologna - In questi giorni infatti svariate decine di lavoratori e lavoratrici, i cui negozi sono in chiusura, sono sottoposte ad un odioso ricatto. Viene fornita una striminzita lista di punti vendita che avrebbero le condizioni di accoglierli, 5 soli giorni di tempo per scegliere o dopo deciderà l'azienda tramite trasferimenti coatti. Ciò avviene sia per i 2 negozi in chiusura improvvisa al 31 marzo ( Grosseto e Milano stazione centrale), ma anche per i dipendenti occupati nei negozi in cui è attivo il contratto di solidarietà in scadenza a fine aprile".

Complessivamente, riferiscono i sindacati, saranno coinvolte circa 180 persone, che verranno "sparpagliate sulla penisola, a volte dividendo famiglie", mentre "permane l'inquietante riserbo aziendale su quali altri punti vendita sono considerati non sostenibili e
quindi soggetti a imminente chiusura". "Omertà totale", è l'accusa dei sindacati, secondo i quali l'obiettivo è palese, "costringere la stragrande maggioranza di questi dipendenti ad una dimissione 'volontaria', evitando così ogni possibilità di confronto con chi li rappresenta".

Anche a Bologna dunque si annunciano scioperi a sorpresa, come quello di Ferrara. Le proteste continueranno fino al 12 aprile, data di convocazione delle parti presso il Ministero. I sindacati, a nome dei dipendenti, hanno anche lanciato un messaggio alla clientela: "Ci scusiamo per gli inevitabili disagi che si verificheranno, ma siamo anche certi che i clienti capiranno a chi addossare la piena ed esclusiva responsabilità, ovvero ad una dirigenza aziendale la cui unica azione per combattere la crisi, consiste nel riportare le condizioni di lavoro all'800".