(Adnkronos) - Sono oltre 350mila gli agricoltori che subiscono gli effetti della criminalità organizzata, vittime di racket, pizzo, usura, aggressioni, rapine, furti e agro-pirateria. Un business da 50 miliardi di euro l'anno che ha fatto chiudere 25mila imprese negli ultimi 5 anni a causa di debiti. Ogni giorno sono 240 i reati che si consumano nelle campagne, praticamente 8 ogni ora. A fotografare la realtà della cosiddetta 'Mafie spa' in agricoltura è il quarto Rapporto della Confederazione italiana agricoltori (Cia) in collaborazione con la Fondazione Humus, presentata oggi al Cnel dal presidente di Cia Giuseppe Politi alla presenza anche, tra gli altri, del generale dei carabinieri Giovanni Truglio della Direzione investigativa antimafia (Dia).

Al primo posto del numero di reati sono i furti di attrezzature e mezzi agricoli, secondo quanto rileva il rapporto. Al secondo posto il racket per numero di crimini commessi; segue a debita distanza l'abigeato (ogni anno spariscono più di 150mila animali) ma la Cia segnala che le ecomafie e l'abusivismo entrano di prepotenza nel settore primario e anche "non meno grave il cancro del caporalato, e del lavoro nero con lo sfruttamento da parte della criminalità organizzata soprattutto di extracomunitari molti dei quali irregolari".

Per quanto riguarda il 'giro di affari' al primo posto si segnalano i reati di abusivismo edilizio come saccheggi del patrimonio boschivo e agricolo per un totale di 18,5 miliardi di euro. A seguire i reati contro l'ambiente e sui rifiuti, le cosiddette 'ecomafie' per 16 miliardi di euro. Ingenti sono anche le cifre degli altri reati che attanagliano l'agricoltura: furti e rapine per 4,5 miliardi di euro, a seguire racket per 3,5 miliardi, usura per 3 miliardi, contraffazione e agro-pirateria per 2 miliardi, truffe per 1,5 miliardi. In totale sono circa 50 miliardi di euro l'anno