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“Le feste sono fatte per ricordare e riaffermare. Lo sono in particolare le feste di una comunità e ancor più quelle di uno Stato laico. Ricordando la Resistenza, le lotte dei lavoratori e la scelta degli italiani per la Repubblica, il nostro paese ogni anno richiama alla memoria e riafferma le fondamenta su cui è stato costruito l’edificio politico che ancora oggi ci permette di essere una democrazia”. Con queste parole Maurizio Landini, segretario generale della Fiom Cgil, presenta il libro di Giuseppe Sircana “La primavera della democrazia” (Meta edizioni, 80 pagine, 8 euro).
Un libro che riannoda i fili della memoria intorno a tre date fondamentali nella storia d’Italia, 25 aprile, liberazione dal fascismo, 1° maggio, festa del lavoro, e 2 giugno, nascita della repubblica, stabilendo una sorta di continuità ideale nella costruzione della nuova democrazia repubblicana. “È nell’immediato dopoguerra – scrive Sircana dell’introduzione – che fra queste tre date si crea una connessione ideale, come fossero stadi progressivi nella costruzione della nuova democrazia repubblicana”.
Da storico esperto e militante di vecchia data, Sircana ricostruisce la storia delle tre ricorrenze, senza perdere di vista il loro significato ideale e la necessità di riattualizzarli nella nostra epoca di crisi generalizzata e di flessione dei valori. Il libro, significativamente dedicato a tre campioni del lavoro, della libertà e degli ideali repubblicani come Giuseppe Di Vittorio, Ferruccio Parri e Sandro Pertini, si conclude con la riproposizione del discorso sulla Costituzione che Piero Calamandrei pronunciò a Milano il 26 gennaio 1955, inaugurando un ciclo di conferenze per gli studenti medi e universitari.
Il discorso vola molto più alto delle polemiche che hanno spesso accompagnato la riflessione e il dibattito su queste tre date e sul loro significato. Sceglierne una frase più significativa di altre risulta davvero difficile. Ma ce n’è una che vale la pena riproporre per la sua sconcertante attualità.
“La Costituzione – dice Calamandrei – non è una macchina che, una volta messa in moto, va avanti da sé. La Costituzione è un pezzo di carta, la lascio cadere e non si muove; perché si muova bisogna ogni giorno rimetterci dentro il combustibile; bisogna metterci dentro l’impegno, lo spirito, la volontà di mantenere queste promesse, la propria responsabilità. Per questo una delle offese che si fanno alla Costituzione è l’indifferenza alla politica. (…) La politica non è una piacevole cosa. Però la libertà è come l’aria. Ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare. (…) Sulla libertà bisogna vigilare, vigilare dando il proprio contributo alla vita politica”.