Il comitato direttivo della Cgil, riunito lo scorso 14 maggio a Bologna, ha dato il via libera al documento di indirizzo per la prossima Conferenza di organizzazione in programma in autunno. Seguendo le indicazioni del Congresso, la Conferenza si terrà nel 2015, con l'appuntamento nazionale previsto a Roma il 17 e 18 settembre, mentre ai primi di giugno si terranno tutte le conferenze territoriali. Lo ha spiegato ai microfoni di Radioarticolo1, durante la tramissione Italia Parla, il segretario dell'organizzazione Nino Baseotto.

Il lavoro, i contratti, la contrattazione inclusiva
“C'è stata in questo anno una serie di avvenimenti non tutti positivi, anzi, alcuni straordinariamente negativi – spiega Baseotto - come il Jobs Act e quant'altro. Siccome la Conferenza di organizzazione parte dall'idea di come noi contrattiamo e dall'idea di quale contrattazione serve in questo momento per poi declinare altri temi come la democrazia, il territorio e la formazione sindacale, noi partiamo da lì, da quei provvedimenti del governo che hanno a nostro modo di vedere aumentato il tasso di precarizzazione del lavoro e non l'hanno di certo diminuito”.

La Cgil – prosegue Baseotto - continua a battersi “per creare le condizioni perché si riducano sensibilmente il numero dei contratti nazionali di lavoro, perché 450 e oltre contratti nazionali di lavoro sono un fatto di debolezza per i lavoratori e sono un fatto di straordinario vantaggio per le imprese e noi vogliamo riequilibrare questa cosa. Ma, al di là di questo, partiamo da una considerazione: oggi il numero delle lavoratrici e dei lavoratori che non sono tutelati da alcun contratto nazionale di lavoro è in aumento. Allora se aumentano quelli che sono esclusi dalla contrattazione diciamo che ci vuole un'azione, una riflessione anche delle sperimentazioni che ci consentono di includere quelli che oggi vengono esclusi, per questo immaginiamo una serie di cose, dagli appalti alla contrattazione di filiera o di sito, delle sperimentazioni che con il coordinamento confederale possono consentire alla Cgil e a tutte le sue categorie di fare una contrattazione che ricomprenda anche quelle persone che oggi stanno fuori dalla nostra attività di tutela e di negoziazione”.

La riorganizzazione
Altro elemento di non poco conto è il territorio. Nel documento del Direttivo si legge: “Cambiare per radicarci di più nel territorio dando più forza e centralità alle Camere del lavoro intese come insieme tra Confederazione, categoria e sistema delle tutele individuali e quindi come luogo essenziale della confederalità”. Spiega Baseotto: “Cerchiamo di ridurre all'osso quelli che sono i palazzi, le nostre sedi, e di spostare il più possibile i dirigenti e i funzionari del sindacato nel territorio, spostarli a lavorare in categoria per fare la contrattazione in azienda, spostarli a lavorare nella contrattazione sociale territoriale, spostarli a lavorare nel sistema delle tutele e dei servizi”.

“E' chiaro, è evidente – prosegue -, quando diciamo contrattazione inclusiva, quando parliamo di appalti, quando parliamo di bilateralità e via dicendo ragioniamo del lavoro che c'è, del lavoro che è da conquistare, del lavoro che è da tutela e da quello che bisogne estendere e creare. E' evidente che c'è un'azione che si tiene tutta assieme, non possiamo ragionare per compartimenti stagni o per capitoli come se una cosa non fosse connessa all'altra, l'iniziativa per il lavoro è un'iniziativa che caratterizza e caratterizzerà le priorità della Cgil in questa lunga fase di crisi e noi cercheremo di dare un volto anche da un punto di vista organizzativo alla nostra organizzazione che sia un volto utile a supportare l'azione per il lavoro che stiamo producendo”.

La partecipazione e la selezione dei gruppi dirigenti
Quanto alla democrazia e alla partecipazione, il dirigente sindacale sottolinea “l'idea di essere coerenti perché noi abbiamo firmato con convinzione, al di là di qualche nostra struttura che non era d'accordo, il Testo unico sulla rappresentanza e la rappresentatività. Quell'accordo dice che gli iscritti e i delegati dei luoghi di lavoro devono avere più ruolo e più potere. Non possiamo avere un accordo che dice quella cosa lì e non fare altrettanto nella nostra organizzazione. Noi proponiamo alla Conferenza di decidere alcune cose che spostino significativamente l'asse della partecipazione.

“Vogliamo codificare – prosegue - che gli iscritti nei luoghi di lavoro abbiano il diritto e il dovere di essere loro a scegliere quali sono i nostri candidati per le Rsu o quali sono quelli da eleggere nelle Rsa, che gli iscritti abbiano il potere di decidere quali sono le proposte che la Cgil porta al confronto con le altre organizzazioni sindacali per costruire le piattaforme rivendicative. Dopo di che pensiamo che ci debbano essere ambiti, come il Comitato degli iscritti, che garantiscano agli stessi iscritti che, almeno periodicamente, la Cgil, la categoria, la Confederazione, vadano in quell'azienda, vadano a parlare, facciano parlare, ascoltino, facciano partecipare, facciano decidere i lavoratori”.

“Noi non possiamo essere l'organizzazione sindacale che si rivolge ai lavoratori una volta ogni quattro anni per dirgli venite al Congresso oppure una volta all'anno per dirgli di rinnovare la tessera, questo non è possibile, noi siamo un'organizzazione che deve avere un rapporto oserei dire quasi quotidiano con i propri iscritti e le proprie iscritte. Ieri abbiamo approvato un documento che dice una cosa molto semplice: quando sarà finita la Conferenza di organizzazione in Cgil non ci potrà essere più nessun dirigente, vuoi segretario generale, vuoi componenti della segreteria, che non sia stato eletto da un organismo composto per la maggioranza assoluta dei suoi membri da delegati dei luoghi di lavoro o da attivisti delle leghe dello Spi, basta con organismi che eleggono i dirigenti fatti in maggioranza da apparati a tempo pieno, dobbiamo ridare potere vero ai luoghi di lavoro e alle leghe dello Spi”.

La formazione
”In Cgil ci sono tanti luoghi, categorie o territori, dove si fa dell'ottima formazione. Bisogna mettere in rete queste esperienze, queste buone pratiche, bisogna renderle disponibili all'insieme dell'organizzazione, bisogna avere un equilibrio sano tra iniziative della Confederazione e iniziative delle categorie e poi bisogna con delle regole precise garantire una cosa, che la formazione e l'aggiornamento siano un'opportunità, e a volte anche un dovere, per tutti. A noi non piace una Cgil dove la formazione la possono fare le strutture che hanno le risorse per farle e quelle che non hanno le risorse devono rinunciare a farla e tanto meno ci piace una Cgil dove a fare i corsi di formazione possono andare i delegati che hanno tante ore di permesso sindacale e quelli che hanno la sfiga di operare in luoghi di lavoro dove ci sono poche agibilità sindacali debbono rinunciare. Bisogna con contributo solidale di tutti garantire che la formazione sia una opportunità per tutti e garantire che tutti i dirigenti, dal segretario generale della Cgil all'ultimo dirigente della più piccola categoria territoriale, abbiano l'opportunità e a volte anche l'obbligo di partecipare a corsi di aggiornamento, a momenti di aggiornamento, perché oggi fare il sindacalista vuol dire avere delle competenze che sono indispensabili, bisogna avere delle conoscenze, aggiornarle, approfondirle, altrimenti si fa male il nostro mestiere”.

Il percorso verso la Conferenza, e verso il Congresso
“Dal 3 al 30 giugno – spiega Baseotto - ci saranno le conferenze di organizzazione territoriali, saranno le conferenze di ogni Camera del lavoro, delle sue categorie, dei servizi. Qui si eleggeranno delegati e delegate alla Conferenza nazionale, che si terrà il 17 e 18 settembre all'Auditorium della musica a Roma. Dopo di che, un minuto dopo che si sarà chiusa la Conferenza nazionale che darà delle indicazioni, assumerà delle linee di indirizzo, nello stesso Auditorium si riunirà il direttivo della Cgil che tradurrà in decisioni immediatamente operative le indicazioni e gli indirizzi dati. Faremo, oserei dire per la prima volta nella storia della Cgil, una Conferenza di organizzazione che un minuto dopo che è finita traduce in nuove regole per tutta la Cgil quanto la Conferenza ha discusso e deciso.

”Dopo che sarà finita la Conferenza, si riunirà il gruppo di lavoro eletto dal comitato direttivo della Cgil, che è una commissione molto importante perché ha il compito di riflettere e discutere su una nuova modalità di svolgere i nostri congressi. Vogliamo ragionare e decidere che il prossimo Congresso abbia delle modalità magari più semplici, ma che garantiscano, in coerenza con quanto abbiamo detto fino adesso, una più forte e certa partecipazione delle iscritti, degli iscritti, dei delegati e delle delegate. Sappiamo che quanto la Conferenza deciderà sulla contrattazione inclusiva, sulla democrazia, la partecipazione, il territorio e la formazione sindacale sicuramente aiuterà: sono alcuni pezzi importanti di un puzzle che andremo a costruire e che poi il 18mo Congresso del 2018 sarà chiamato a completare.