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Una lunga estate calda e carica di tensioni si profila a Piombino. Lo sciopero per l’intera giornata di oggi (giovedì 29 giugno) indetto dalle Rsu Aferpi-Piombino Logistics, con manifestazione cittadina e blocco delle portinerie, è un altro capitolo di una vicenda sempre più drammatica per gli storici stabilimenti industriali. Lo stop arriva alla vigilia dell'incontro al ministero dello Sviluppo economico di venerdì 30 giugno, convocato in extremis prima della scadenza della legge Marzano.
L'astensione dal lavoro è stata decisa dopo l'ultimo consiglio di fabbrica, in risposta al decreto firmato il 23 giugno scorso dai ministri del Lavoro Giuliano Poletti e dell’Economia Pier Carlo Padoan. Con questo provvedimento dal 1 luglio si interromperebbero i contratti di solidarietà estesi finora a tutti gli oltre 2 mila lavoratori, passando a una nuova forma di ammortizzatore: una sorta di cassa integrazione straordinaria, con le modifiche apportate dal Jobs Act e finanziata fino al 31 dicembre 2018. Se confermato, comporterebbe per l'azienda un aumento dei costi di oltre tre milioni, ma soprattutto per i lavoratori una diminuzione media dello stipendio di circa 250 euro al mese.
Nella serata di mercoledì 28 è arrivata una rettifica del governo, che ha promesso l’emanazione di un decreto correttivo per garantire la copertura della differenza di retribuzione. Ma resta ancora il nodo dei tempi dei pagamenti, dal momento che non è più previsto l'anticipo da parte dell'azienda, creando così un buco per riscuotere l'ammortizzatore sociale di sei-sette mesi fino a che non verrà erogato direttamente dall'Inps. Le Rsu Aferpi, in un comunicato al termine del consiglio di fabbrica, hanno definito “vergognoso” il provvedimento, accusando il governo di inadempienza per l'inaccettabile violazione dell'accordo sottoscritto due anni fa al ministero dello Sviluppo economico che stabiliva dal 1 luglio il rinnovo della solidarietà per altri 24 mesi.
La tensione aumenta di intensità alla vigilia dell'incontro con il governo. Davanti ci sono gli ultimi giorni per trovare un accordo tra il commissario straordinario Lucchini Piero Nardi e l'azienda per l'estensione della vigilanza pubblica su Aferpi, la ripresa e la continuità dell'attività produttiva e dell'occupazione, il finanziamento del piano degli investimenti o la ricerca di un partner industriale in grado di sostenere la parte siderurgica del progetto Cevital. In merito al partner, negli ultimi giorni sembrerebbe esserci stata una formale manifestazione di interesse da parte di British Steel, che però riguarderebbe i laminatoi. Ipotesi che metterebbe però in pericolo gran parte dei lavoratori, impiegandone poco più di 700.
Il sindacato e i lavoratori si sentono sempre più minacciati, temendo che si avveri l'ipotesi di un accordo tra Cevital e governo calato dall'alto, senza avere il tempo di discuterlo e valutarlo, ma solo di accettarlo per scongiurare scenari peggiori. Perché con l'arrivo di luglio scadranno anche le tutele della legge Marzano, che, pur se modificata di recente, non lascia affatto tranquilli i lavoratori. La modifica, che sembra pensata appositamente per il caso Piombino, prevede che l'amministrazione straordinaria si riprenda l'azienda ceduta se l'imprenditore cui è stata affidata dovesse essere inadempiente rispetto agli investimenti industriali e occupazionali stabiliti negli accordi. Ma il proseguimento della situazione stagnante dello stabilimento, a oggi completamente fermo su tutte le linee, assieme al mancato supporto degli istituti bancari, che proprio sembra non vogliano saperne di dare fiducia al progetto Aferpi, allontanano sempre di più la speranza di un rilancio e di un recupero di quote di mercato, ormai sfumate.
“Il sindacato e i lavoratori hanno sempre gestito con la testa sulle spalle questa vertenza” affermano i sindacati in un comunicato: “Abbiamo dato il tempo al governo per capire se c’erano le condizioni per fare un accordo con l’imprenditore o andare verso la risoluzione del contratto, ma è vergognoso che si attendano due anni per rendersi conto dei ritardi denunciati da tempo, per poi arrivare a proporre a quattro giorni dalla scadenza della legge Marzano e della solidarietà un decreto del genere”. Vogliono ricattare i lavoratori, concludono, portandoli “a elemosinare gli ammortizzatori sociali e, allo stesso tempo, sanciscono la morte dello stabilimento e del comprensorio. È arrivato il momento di contarsi e di vedere chi è davvero al fianco dei lavoratori”.