“Dalla crisi non si esce con sole misure monetarie. Risanare la finanza pubblica, tagliando spese e magari anche aumentando le entrate è indispensabile, perché il debito pubblico continua a crescere e quindi abbiamo bisogno di tutelare il nostro merito di credito. Ma i nostri creditori non sono ciechi: vedono bene che tagli di spese e aumenti di tasse soffocano l'economia e comprimono il reddito nazionale, l'unica fonte da cui può provenire il rimborso finale. E quando l'entità e la distribuzione dei sacrifici alimentano la protesta sociale, i creditori cominciano a temere che il paese non possa e non voglia rimborsare i propri debiti Questa è la vera base su cui poggiano gli spread elevati di Spagna e Italia, senza la quale la speculazione e le imperfezioni del mercato dei debiti sovrani non potrebbero, da sole, costringere l'Italia, che ha un avanzo primario pari al 34% del Pil, il doppio della Germania, a pagare tassi di interesse da “paese in dissesto”. È questa l’analisi del professor Gian Maria Gros-Pietro nell’editoriale in prima su Il Sole 24 Ore.

Occorre, per riscattare il paese, come sintetizza il titolo dell’articolo , una politica industriale. Che oggi, spiega Gros-Pietro “non può più significare sostenere le aziende decotte, ma neppure addossare all'operatore pubblico l'onere di scelte e iniziative che devono poi autonomamente riscuotere successo applicativo. E tuttavia il campo in cui l'operatore pubblico può e deve vantaggiosamente intervenire è vasto e importante, perché riguarda tutte le attività in cui la dimensione privata è insufficiente o non consente all'operatore di appropriarsi dei benefici del proprio investimento in misura adeguata a rimunerarlo.Dalle strutture di ricerca alle reti fisiche a lungo ritorno, dai sistemi complessi di amministrazione dei pubblici servizi all'assicurazione delle condizioni di sicurezza della saIute e del territorio. Per arrivare ai provvedimenti più specifici che spingono le imprese a innovare, a penetrare mercati esteri, a rafforzarsi organizzativamente e finanziariamente”.