Di terremoto quasi non si parla più, ora che le scosse sembrano dar tregua all’Emilia. Ma i problemi della ricostruzione – e della vita di tutti i giorni – sono ancora tutti lì (e i fondi stanziati dal governo non sono ancora arrivati). Ne parla oggi su L’Unità Gaetano Sateriale, responsabile della segreteria di Susanna Camusso e prima, per molti anni, sindaco di Ferrara. “Non serve essere emiliani – scrive – per sapere che quelle terre e quella gente ce la faranno a recuperare la loro ricchezza e la loro coesione sociale: a ‘tener botta’. E ce la faranno soprattutto contando sulle proprie risorse economiche, professionali e culturali”. “Il vero punto è un altro: qual è il migliore aiuto per favorire questo processo di autoricostruzione, oltre alla solidarietà? Il governo (centrale, regionale e locale) cosa può fare?”.

Se questa è la domanda, le risposte sono più d’una. “Sono senz'altro necessarie risorse ingenti (non virtuali) ma anche linee di indirizzo e coerenze, per evitare errori – spiega Sateriale –. Si può restaurare ciò che si è lesionato e ricostruire ciò che si è distrutto; oppure si può edificare seguendo criteri antisismici; e si può dare inizio a una edilizia a risparmio energetico e non tradizionale. Si può ‘rispondere’ al terremoto innovando il sistema regionale per aumentare la coesione tra i territori: i trasporti, le telecomunicazioni, i servizi web e wifi, la salute e il welfare per gli anziani. Si può razionalizzare il sistema dei servizi pubblici e anche immaginare una maggiore integrazione tra ricerca, università e lavoro. Si può ricominciare a produrre cultura”.

Ma chi deve fare tutto questo? “Per imboccare questa strada – è la risposta di Sateriale – occorre un progetto di riqualificazione condiviso. Servono le volontà dei commissari e soprattutto il coinvolgimento delle istituzioni locali. A partire dai Comuni che, da molti secoli, sono i veri motori del sistema regionale emiliano romagnolo”.