Confindustria archivia la trattativa sul nuovo modello contrattuale, il Governo promette una legge che supererà la contrattazione collettiva, puntando sul salario minimo legale e i contratti aziendali o territoriali. Le priorità della Cgil sono i rinnovi e la tutela del potere d’acquisto dei lavoratori, come ha ribadito il segretario confederale Fabrizio Solari, intervistato stamattina da Italia parla, la rubrica quotidiana di RadioArticolo1 (ascolta il podcast integrale).

“La contrattazione nazionale non può essere semplicemente archiviata – ha esordito il dirigente Cgil –, com’è definito con assoluta chiarezza nel Testo Unico, dove si parla di struttura su due livelli, con un’idea che configura uno spostamento di competenza a dimensione aziendale, a seconda delle singole situazioni, ma sempre e comunque nell’ambito di un ccnl. Con quell’accordo, Confindustria, Cgil, Cisl e Uil, sottoscritto poi da una miriade di altre sigle sindacali e datoriali, hanno trovato esattamente il punto di equilibrio della contrattazione, composta dal contratto nazionale, cornice di regole valide per tutto il territorio, con una serie di rimandi al contratto di secondo livello su situazioni specifiche. Buttare a mare tutto ciò, e tornare a una discussione puramente ideologica, mi sembra un’operazione che può avere qualche ragione sul piano politico, ma va contro gli interessi dei lavoratori, delle imprese e dello sviluppo dell’Italia”.

“Oltretutto – ha proseguito l’esponente Cgil –, siamo il Paese delle piccole e medie imprese,  nella maggior parte dei casi al di sotto dei dieci addetti, con la contrattazione aziendale che incide per il 20-30% del totale, ed è evidente che serve un punto di riferimento unificante nazionale. L’articolo 39 della Costituzione prevede che i sindacati più rappresentativi possano stipulare accordi validi erga omnes, cioè applicabili a tutti i lavoratori, indipendentemente dal fatto se aderiscano o meno alle associazioni datoriali firmatarie. Se si sta dentro tale logica, il salario minimo per legge è risolvibile applicando semplicemente l’articolo 39, cioè le sigle più rappresentative firmano un ccnl con una paga base di riferimento, che non è altro che il salario minimo valido per tutti i lavoratori di quel settore. Detto ciò, spero si possa ampliare il secondo livello, ma così il sistema ha una sua coerenza e un riferimento solido costituzionale”.

“Soprattutto ai precari – ha detto ancora il segretario confederale –, il contratto collettivo offre più diritti e più garanzie, con un riferimento nazionale sicuro, per cui si riafferma il principio che a parità di lavoro c’è parità di stipendio. Invece, il contratto di secondo livello è riferito solo a quell’azienda, e chi è soggetto a periodi d’inattività e a cambiare spesso lavoro, entra in una sorta di giungla. Il contratto nazionale è a carico dei sindacati di categoria, cioè ogni settore merceologico con le relative controparti, definisce i ccnl, perché ovviamente sono più di uno, con un vincolo, anche qui stabilito dal Testo Unico, per cui un’eventuale intesa deve raccogliere sia la maggioranza dei sindacati, misurata in termini di rappresentatività, sia la maggioranza assoluta degli iscritti e non iscritti di quel settore, chiamati a votare sul contratto nazionale”.

“Al contrario, il contratto aziendale è una disposizione delle Rsu – ha aggiunto il sindacalista –, quindi dei delegati direttamente eletti dai lavoratori, e può essere sottoposto al voto all’interno dei singoli posti di lavoro, ma l’agente trattante è la Rsu eletta, che quindi è la rappresentanza locale dei lavoratori. Negli ultimi anni, in realtà, la contrattazione di secondo livello, è stata una contrattazione integrativa, finalizzata a cogliere delle opportunità o per tamponare la crisi, fortemente segnata da elementi difensivi, con accordi che hanno tentato di dare risposte al lavoro che veniva meno, alle difficoltà nel collocare i prodotti, eccetera”.

“La nostra strategìa è quella di rimanere ancorati a una tradizione e a dei fatti – ha concluso Solari –, e credo non sia conveniente per nessuno destrutturare il vigente modello di relazioni sindacali. Sono convinto che anche le nostre controparti, a partire da Confindustria, siano interessate a difendere l’attuale sistema. Ragion per cui, mi auguro che alla fine prevalga il buonsenso, trovando il modo di sedersi al tavolo, discutere e trovare soluzioni che riformino per quel che sia necessario la contrattazione. Ma, attenzione, a non buttare il bambino con l’acqua sporca! Ci sono contratti in scadenza, rinnovi che hanno già avviato tavoli di confronto, piattaforme presentate, e la discussione su quel che verrà non può bloccare tutto l’iter. Insomma, come sempre, noi siamo aperti al dialogo, avendo opinioni non sempre collimanti con gli altri, ma questo è normale. Però non si può utilizzare il futuro per bloccare il presente: è un errore, che spero venga superato”.