“Tagli dei trasferimenti statali, un bilancio regionale ridotto di 100 milioni per sanità, 26 per il sociale, 14 per i trasporti, 4 per il diritto allo studio e 5 milioni per il fondo anticrisi. Senza contare le difficoltà dell’economia e dell’occupazione”. È l’incipit dell’intervento di Roberto Ghiselli, segretario generale della Cgil Marche, alla manifestazione di oggi presso la fiera della pesca di Ancona, presente il segretario generale della confederazione, Susanna Camusso.

“La proposta di variazione di bilancio, approvata dal consiglio regionale, non è condivisibile, perchè non coglie le vere priorità e rappresenta il classico intervento a pioggia – aggiunge il leader della Cgil Marche –. Per affrontare questi problemi, sarebbe necessaria una classe dirigente locale, in grado di ragionare su un nuovo modello di sviluppo, costruito attraverso la partecipazione, che permetta di contrastare la crisi e lavorare per una trasformazione intelligente. Ma la rappresentazione, cui abbiamo assistito in questi mesi, è di tutt’altro segno: istituzioni in lite tra loro, enti che vendono partecipazioni in società solo per fare cassa, e senza un confronto con gli altri enti, Comuni che inventano strutture nuove, che sono dei doppioni rispetto alle attività che già altri hanno. Uno scontro politico pre-elettorale in atto, del tutto legittimo, se fatto tra partiti, molto meno se si utilizzano strumentalmente anche le istituzioni”.

Non a caso, prosegue Ghiselli, “su temi importanti, è stato il sindacato a svolgere un ruolo di proposta e di stimolo. Se questo è il contesto politico-istituzionale, non va meglio sul fronte dell’occupazione. Dai 666.000 occupati del 2008, siamo passati a 625.000 a fine 2014; in sette anni, il nostro tessuto produttivo è del tutto stravolto, il tasso di disoccupazione è al 10,1%, quella giovanile arriva al 36%. Basti vedere  il numero di imprese chiuse o acquisite da multinazionali, o imprese che scappano e delocalizzano: Aemonetix, Antonio Merloni, Best, Berloni Indesit, cantieristica da diporto, Poltrona Frau, Sacci, Prismian.

“Ma soprattutto – insiste il dirigente sindacale –, una rete infinita di piccole e piccolissime imprese. La classe imprenditoriale si è dimostrata non all’altezza della situazione. Dobbiamo ricostruire un modello, avere un progetto che ponga al centro il territorio e non la singola impresa. Come sindacato, per essere in grado di rispondere a queste sfide, dobbiamo allargare la nostra rappresentanza e riprendere la strada dell’unità del mondo del lavoro, sapendo utilizzare tutti gli strumenti di cui disponiamo, a partire dalla contrattazione".