Chiusure di punti vendita, trasferimenti forzati a 40 chilometri di distanza, annullamento del bonus presenza e della maggioranza economica prevista per il lavoro domenicale. In più, la dichiarazione di 150 esuberi e l’imminente scadenza dei contratti di solidarietà. Sono giornate di fortissima preoccupazione per i 5 mila dipendenti della società di distribuzione di elettronica di consumo Mediamarket (sul mercato con le insegne Mediaworld, Saturn e Media World Compra On Line), che oggi (giovedì 1 marzo) e venerdì 2 incrociano le braccia in tutta Italia, per uno sciopero indetto da Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil.

I sindacati denunciano l'incapacità aziendale di rilanciarsi sul mercato a causa di un “sistema informatico vetusto; il layout degli accessori per la telefonia, unico segmento di prodotto con margini alti, vecchio e confusionario; politiche dei prezzi on-line non abbastanza competitive”. Filcams, Fisascat e UIltucs ricordano di aver sollecitato numerose volte la definizione di “un contratto integrativo più ampio, che fosse in grado di migliorare le condizioni di lavoro, in virtù dei peggioramenti dovuti alla riduzione degli organici e alla totale liberalizzazione degli orari”, ma anche “sul riconoscimento della corretta professionalità degli addetti in virtù dei cambiamenti in atto e la dovuta formazione di supporto”.

La condizione della Mediamarket è sicuramente molto critica. L’azienda ha infatti annunciato la chiusura entro il 31 marzo dei punti vendita di Grosseto e Milano Stazione Centrale, e il trasferimento della sede amministrativa di Curno (Bergamo) a Verano Brianza (Monza), con il conseguente spostamento di 500 lavoratori. Ha poi deciso, in maniera unilaterale, di eliminare dal 1° maggio prossimo il bonus presenza e la maggiorazione economica del 90 per cento prevista per il lavoro domenicale. Ad aggravare la situazione ci sono anche la scadenza del contratto di solidarietà al 30 aprile in 17 punti vendita Mediaworld (Cosenza, Sassari, Molfetta, Genova, Roma, Torino, Caserta e Napoli) e le intenzioni annunciate di risolvere definitivamente i 150 esuberi dichiarati.

Filcams, Fisascat e UIltucs stigmatizzano inoltre l'assenza del confronto “sui dati di bilancio e sugli obiettivi”, al quale Mediamarket – che per il 2017 ha dichiarato 17 milioni di euro di perdita – si “è sistematicamente sottratta, negando il diritto di informazione previsto delle norme di legge e di contratto”. I sindacati riconoscono che l’azienda “deve affrontare una situazione di mercato difficile”, ma per farlo “servono investimenti e la partecipazione di tutti i lavoratori”, che hanno il diritto ad “avere informazioni preventive sul loro destino occupazionale”, ma anche “il diritto ad avere la giusta retribuzione per il lavoro che svolgono la domenica e orari di lavoro sostenibili”. Per l’azienda, insomma, non ci sono più scuse. “Mediamarket – concludono – deve dimostrare di avere anche un minimo di responsabilità etica e sociale, concordando con il sindacato vere misure di salvaguardia occupazionale”.