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POTENZA - “Siamo ancora lontani dai livelli pre-crisi. Ciò risulta vero per l’occupazione, da cui vengono i segnali più incoraggianti ma dove nel contempo la strada per recuperare i posti andati persi appare ancora lunga". È il commento del segretario generale Angelo Summa rispetto alla fotografia dell’economia lucana scattata dall’Osservatorio sull’economia della Basilicata 2016. "I giovani – aggiunge – si confermano come uno degli aspetti maggiormente problematici sia in riferimento al tasso di disoccupazione sia alla componente dei così detti neet che, come confermato dal nostro centro studi Ires, comprende circa un giovane lucano su tre. La capacità di andare sui mercati esteri da parte del sistema produttivo locale è di fatto sostenuta dall’unico impianto dell’automotive presente: troppo poco in un’era caratterizzata da una marcata globalizzazione e da un’organizzazione produttiva sempre più incentrata sulle catene globali del lavoro transazionali”.
“Se guardiamo al mercato del lavoro – aggiunge Summa – i dati Ires ci dicono che i nuovi rapporti a tempo indeterminato attivati nel 2016 sono diminuiti di circa il 33% rispetto allo stesso periodo del 2015 (questo avviene sia in Basilicata, -32,5%, che nel complesso del Mezzogiorno, -33,9%). Ciò pone con forza due ulteriori questioni: la prima è che il lieve ritmo di crescita registrato nel prodotto (regionale e/o nazionale) non pare ancora sufficiente a stimolare una crescita della domanda di lavoro apprezzabile; la seconda è che il costo del lavoro, rapportato alla produttività media del sistema produttivo, presenta ancora delle criticità che vanno aggredite in maniera più strutturale e non occasionale; con politiche e non con sporadiche denunce”.
“In questo contesto – conclude Summa – una piccola crescita non può tradursi in un segnale di ripresa. Con le attuali politiche economiche regionali e nazionali la Basilicata, come il resto del Paese, vive ancora una fase di sostanziale stagnazione: non si recupera l'occupazione persa, e non si riesce a cambiare il destino occupazionale delle nuove generazioni. Appaiono sempre più urgenti, quindi, politiche economiche volte alla creazione diretta di lavoro e di investimenti pubblici, come già da tempo abbiamo proposto nel nostro piano del lavoro”.