Il 41,7 per cento degli anziani lucani ha ridotto i pasti e quindi i consumi a causa della crisi. È quanto emerge dalla ricerca nazionale e il report regionale “Pensa a come mangi” sull’alimentazione e la salute delle persone anziane realizzata da Spi Cgil e Auser e presentato oggi (mercoledì 28 giugno) ad Accettura (Puglia) durante l’assemblea regionale Spi Cgil Basilicata.

“Il quadro regionale – afferma Nicola Allegretti, segretario generale Spi Cgil Basilicata – ci dice da un lato quanto sia importante l’alimentazione come indicatore di benessere e della qualità di vita dei nostri anziani, dall’altro è un campanello di allarme rispetto alle politiche di assistenza di cui la nostra regione, sempre più anziana, ha bisogno. Su questo fronte da tempo lo Spi Cgil è impegnato sul versante della legge regionale per l’assegno di cura, allargando la fascia degli aventi diritto e introducendo nuovi beneficiari, e su quella dell’invecchiamento attivo, fatta propria da alcuni consiglieri regionali”.

Il dato della Basilicata è superiore alla media nazionale (17,7 per cento), ma anche alle altre regioni del Sud e delle isole. La maggiore incidenza di coloro che hanno diminuito i pasti a causa della crisi si registra tra le persone sole (49,6 per cento) e tra i più anziani (il 46,7 per cento tra gli ultra settantenni, contro il 32,8 tra i 60-69enni). Tra gli ulteriori elementi critici va segnalata la bassa frequenza con la quale vengono consumati ortaggi e verdure, pur essendo una componente essenziale di una dieta equilibrata, e il consumo di carni trasformate almeno una volta al giorno per quasi il 20 per cento dei rispondenti, più elevato della media nazionale e superiore al consumo frequente di carni fresche.

Anche la varietà dei pasti consumati dagli anziani lucani è più compressa rispetto alla media del dato nazionale: consumano quattro o cinque pasti al giorno il 7,2 per cento dei rispondenti, contro il 12,8 nazionale. Coloro che consumano meno di tre pasti al giorno rappresentano invece ben il 12,7 per cento, segnalando una quota critica di persone con una frequenza di pasti largamente insufficiente per una dieta equilibrata. I dati nazionali dicono che si tratta principalmente di persone di età avanzata, spesso sole e a basso reddito: non stupisce, quindi, che è maggiore in questo caso la frequenza di spuntini e merende, spesso consumati come sostitutivo di un pasto principale.

 “La sfida – commenta Angelo Summa, segretario generale Cgil Basilicata – è organizzare reti di infrastrutture sociali, delineando una linea programmatica futura. Come sindacato dobbiamo dare forza a questo modello e provare a concentrare le risorse del Fondo sociale europeo sulla infrastrutturazione sociale. Ciò significa costruire servizi che rispondano ai bisogni delle persone, partendo dall’infanzia”. In Basilicata 20 mila bambini da zero a tre anni non usufruiscono di alcun servizio: “Rendere obbligatorio e gratuito l’asilo nido significherebbe creare nuovi 5 mila posti di lavoro, un educatore ogni quattro bambini, e cercare di contrastare il fenomeno dello spopolamento, perché se c’è una rete di servizi posso decidere di rimanere nel mio comune”.

Molto lavoro c’è da fare anche sulle case di riposo. “Ci stiamo impegnando – conclude Summa - affinché si istituisca una legge che stabilisca gli standard sulle tariffe sociali e sulla qualità dei servizi. L’assistenza alle persone e il welfare siano al centro dell’azione sindacale fino a quando non si produrranno azioni concrete sulla distribuzione delle risorse del Fondo sociale europeo: di 256 milioni, almeno 50 possono essere destinati ai servizi sociali se c’è la volontà politica di farlo”.