Un uomo genovese è andato in coma farmacologico per essere stato massacrato di botte da sei persone perché ritenuto gay. E’ bastato uno sguardo frainteso ad un altro uomo, un abbigliamento considerato un poì eccentrico per scatenare una furia trasformatasi in linciaggio. La Cgil genovese e ligure, nell’esprimere la propria solidarietà alla vittima, denuncia “la gravità di un gesto che va al di là di un atteggiamento discriminatorio nei confronti del diverso, ma si rivela come il frutto di una subcultura che non riconosce le differenze, 'l’altro' come persona degna di rispetto e dignità”.

“Tutti e tutte noi - afferma il sindacato - potremmo essere un possibile bersaglio di chi si arroga il diritto di annientare il nostro modo di stare al mondo, di sentirci liberi di indossare ciò che vogliamo, di posare uno sguardo su chi ci sta intorno. La nostra città, ha visto aggravarsi le proprie condizioni di vita quotidiana, anche questi episodi dimostrano quanto sia profonda la crisi economica e sociale che la sta attraversando. Ci auguriamo che la magistratura possa velocemente chiarire quanto è accaduto e che i responsabili vengano puniti”.

Così conclude la nota: “Non si può prescindere da una ricostruzione dei legami sociali di solidarietà e tolleranza, intese non come parole astratte, ma atti concreti. Accettare l'essere umano nelle sue peculiarità, favorire una arricchente contaminazione e condivisione, educare all’affettività e all’uguaglianza, fa parte di un processo che deve partire dalla scuola e dai luoghi deputati alla formazione dell’individuo. Il vivere sociale è diventato una giungla, dove vince il più forte, lo vediamo ogni giorno sui posti di lavoro, come organizzazione sindacale vogliamo combattere questo stato di cose e promuovere azioni in difesa delle fasce più deboli”.