“Dopo la mancata sottoscrizione di un accordo ingiusto e che faceva ricadere esclusivamente su alcuni lavoratori tutte le conseguenze di una gestione oscurantista e poco trasparente, l'Aias di Potenza avvia in modo inopinato una serie di trasferimenti di lavoratori”. Lo denunciano in una nota i segretari di Fp Cgil, Fp Cisl e Uil Fpl di Potenza e della Basilicata, Giuliana Scarano, Raffaele Pisani e Pasquale Locantore.

“Dopo mesi di trattative, in cui abbiamo dovuto rilevare una chiusura totale della onlus rispetto alla ricerca di soluzioni alternative a un paventato licenziamento collettivo – scrivono i tre segretari –, soluzioni che contemperassero le esigenze aziendali con quelle dei lavoratori (senza stipendio da luglio), l'Aias trasferisce alcuni lavoratori ad oltre 100 km di distanza dalla loro attuale sede di lavoro. Sotto il ricatto di un licenziamento, prospetta ad altri lavoratori ulteriori trasferimenti e/o riduzioni orarie della prestazione lavorativa”.

Insomma, secondo i sindacati “sulla base di esuberi solo dichiarati e mai formalmente dimostrati, si mira ad operare riduzioni di personale con il mal celato intento di costringere i lavoratori a dimettersi. Un vero e proprio ricatto: trasferimenti per salvare il posto di lavoro”.

Ma vi è di più, insistono Giuliana Scarano, Raffaele Pisani e Pasquale Locantore: “Se da un lato si trasferisce personale dichiarandolo in esubero, dall'altro si attivano collaborazioni a partita Iva, consentendo a personale non contrattualizzato di operare nella struttura non si sa bene a quale titolo. Si agisce come veri e propri padroni di una struttura che opera in un ambito pubblico”.

Fp Cgil, Fp Cisl e Uil Fpl diffidano pertanto l'Aias a sospendere con immediatezza i trasferimenti definiti e chiedono alla Regione Basilicata di intervenire con urgenza convocando un tavolo di confronto nel quale affrontare “con la dovuta fermezza” queste “condotte gravissime all'interno di un centro accreditato con la Regione”. “Non è più tollerabile che dietro la facciata delle onlus, si operi in assenza di controlli e precisi vincoli, ponendo in essere condotte discriminatorie nei confronti delle lavoratrici e dei lavoratori e mettendo a rischio l'erogazione dei servizi di riabilitazione rivolti a persone con disabilità”, concludono i tre segretari.