Si tiene oggi (mercoledì 19 luglio) a Roma, in occasione dell'anniversario dell'uccisione da parte della mafia del giudice Paolo Borsellino, l'iniziativa "Aziende sequestrate alle mafie. Ricollochiamole nell'economia legale", organizzata dalla Cgil sui temi che riguardano il riutilizzo dei beni sequestrati e confiscati, con particolare riferimento alle aziende sequestrate. Appuntamento in Cgil nazionale, alle 9.30 presso la sala Simone Weil (in corso d'Italia 25). Introduzione di Giuseppe Massafra (segretario confederale Cgil) e Luciano Silvestri (responsabile Ufficio Legalità Cgil), intervengono Paolo Ghezzi (direttore generale InfoCamere), Domenico Posca (presidente Amministratori giudiziari network), Camillo Deberardinis (amministratore delegato Cfi), Enzo Durante (Invitalia) e Guglielmo Gargano (Direzione generale incentivi ministero Sviluppo economico).

"Forte dell'esperienza acquisita attraverso le indagini da lui compiute, Borsellino aveva ben compreso che per contrastare le mafie con successo è necessaria un'azione corale delle forze dell'ordine, della magistratura e della società civile" sostiene il segretario confederale Cgil Giuseppe Massafra: "Aveva compreso la necessità di mettere in moto un movimento culturale perché riteneva, a ragione, che non fosse sufficiente colpire i mafiosi nei loro interessi, sottraendogli i patrimoni illecitamente acquisiti e incarcerandoli. Quei beni dovevano essere restituiti alla collettività, in modo che diventassero il simbolo e la sostanza di un'azione di riscatto dello Stato e delle popolazioni contro il potere mafioso e per riconquistare libertà e convivenza democratica".

Il segretario confederale ricorda poi una frase del magistrato: "Nella lotta alla mafia - diceva Borsellino - il primo problema da risolvere nella nostra terra bellissima e disgraziata non doveva essere solo una distaccata opera di repressione, ma un movimento culturale e morale che coinvolgesse tutti e specialmente le giovani generazioni, le più adatte a sentire subito la bellezza del fresco profumo di libertà che fa rifiutare il puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza, della contiguità e quindi della complicità".

Una frase, questa del magistrato, che ispira "la nostra iniziativa - conclude Massafra - nel corso della quale vogliamo ricordare la sua figura straordinaria, il cui coraggio e il cui insegnamento ci danno la forza per continuare la lotta per liberare il Paese da quello che è un vero e proprio cappio al collo che impedisce all'Italia di ritrovare la strada e la prospettiva dello sviluppo economico, democratico e civile".