La Carta dei diritti universali del lavoro insegnata ai giornalisti (tra agenzie, carta stampata, radio e tv pubbliche e private, siti on line), nell’ambito di un corso che si è tenuto il 4 aprile a Milano presso la sede della Cgil Lombardia (con la partecipazione, fra gli altri, di Gabriele Dossena, presidente dell’Ordine dei giornalisti della Lombardia, Guido Besana, uno dei componenti della Giunta esecutiva della Federazione nazionale della stampa, Vittorio Angiolini, docente di Diritto costituzionale, che ha contribuito alla stesura della Carta), Questo, l’oggetto della nuova puntata del viaggio nei territori della formazione Cgil, a cura di ‘Conoscenza&organizzazione’, la rubrica di Rassegna Sindacale, e della trasmissione di RadioArticolo1 ‘Quadrato rosso. La formazione va in rete’ (podcast).

“In tutta Italia stiamo organizzando la raccolta delle firme sulla Carta dei diritti – ha spiegato Giancarlo Pelucchi, responsabile nazionale della formazione Cgil –, e quindi c'è la necessità di una formazione adeguata per sostenere uno sforzo così enorme, da qui a settembre. In Lombardia abbiamo replicato un’iniziativa inventata dalla Cgil nazionale, un modello che riteniamo interessante, che ha a che fare con l’aggiornamento dei giornalisti, che svolgiamo da anni in collaborazione con l’Ordine della categoria”.   

Elena Lattuada, segretario generale della Cgil Lombardia, ha spiegato le finalità dell'operazione. “Sono corsi organizzati per un duplice aspetto: primo, perché si tratta di lavoratori di un settore, l'informazione, sottoposto a significative modifiche e a più regimi di condizioni; secondo, parlare con i giornalisti è stato utile, in quanto ha promosso un confronto sulla Carta con persone che sono portatori d’informazione. Noi abbiamo assoluto bisogno di squarciare il velo che copre l’informazione nel nostro Paese, in questo caso sulla nostra proposta relativa al nuovo Statuto dei lavoratori, dove sui media non vi è traccia. Nel contempo, dobbiamo spiegare il più possibile le ragioni della nostra iniziativa e trovare delle convergenze con la Fnsi, perché ciò rientra nelle finalità della nostra campagna: passata la prima fase di assemblee sui luoghi di lavoro, proviamo a uscire dai contesti noti per confrontarci in ‘mare aperto’ sui contenuti della Carta e spiegarne le ragioni, in questo caso con il sindacato dei giornalisti. Alla luce della partecipazione al corso di oggi, è un esperimento che considero riuscito".

“Il ruolo dell’informazione – ha aggiunto la dirigente sindacale –, che oggi ha tante facce e tanti luoghi di espressione, è fondamentale, perché senza di essa è difficile far passare dei contenuti. Dopodichè, se non costruiamo un consenso sociale vero, non solo dalle pagine dei social network o dei quotidiani, non riusciremo a vincere una partita che è insieme una sfida e un’utopia assai difficile. Le leve su cui agire sono davvero tante, compresa la contrattazione e, se sarà il caso, anche la mobilitazione. Certo, l'attuale silenzio dei mezzi d'informazione sulla nostra proposta è un problema serio, e se i 115 partecipanti al corso di oggi sono usciti più edotti e consapevoli, sarà un altro granello conquistato di un percorso lungo e complicato per la nostra organizzazione”. 

Angiolini ha spiegato ai giornalisti come nasce la Carta. “Un corso del genere ha una duplice finalità: da un lato, perché il settore della comunicazione è quello dove si avverte di più la frammentarietà della disciplina dei rapporti di lavoro e la compresenza tra lavoratori dipendenti, pseudoautonomi o del tutto precari, e dunque ha grande importanza la costruzione di un patrimonio unitario dei diritti dei lavoratori sia subordinati che autonomi, che poi è al centro della Carta dei diritti. Dall'altro, la frammentazione dei rapporti di lavoro e la diffusione del precariato esistente nel campo della comunicazione e del giornalismo, c’è anche proprio in nome di un attacco che viene portato a tutti coloro che esercitano una libertà di critica intellettuale nel Paese, e quindi crediamo importante restituire a queste persone dei diritti che consentano di esprimere la libertà di pensiero, che è sinonimo di democrazia. Non ci può essere democrazia in un Paese in cui non ci sia una libertà sindacale molto forte e in cui tali libertà collettive non trovino premessa in una chiarezza dei diritti individuali, che è poi quello che noi ci proponiamo con la Carta”.

“L’informazione è un diritto fondamentale – ha aggiunto Pelucchi –, perché i lavoratori devono poter conoscere le strategie dell’impresa, e quindi il diritto all'informazione è legato a quanto succede nei luoghi di lavoro. La nostra idea è che tutte le persone abbiano nel loro bagaglio dei diritti da costruire e da difendere, come la formazione, intesa come strumento di aggiornamento, ma anche di libertà, perché a volte l’assenza del riconoscimento delle competenze da parte delle imprese è uno strumento con cui si colpiscono i lavoratori. Noi puntiamo a un livello maggiore di trasparenza e d’informazione, ancora difficile da raggiungere in molti luoghi di lavoro. Attraverso la contrattazione, il lavoratore deve poter avere dei riconoscimenti e delle tutele, dal punto di vista dell’inquadramento, dell’attività svolta, del ruolo e ovviamente anche dello salario, con cui viene retribuita la sua fatica”. 

Luca Levati, direttore di Radio Lombardia, è stato uno partecipanti al corso Cgil. “L'ho seguito per saperne di più in materia di lavoro, anche perché del mondo del lavoro si è parlato troppo poco in questi anni. L'iniziativa di oggi mi ha permesso di colmare una lacuna, soprattutto dal punto di vista dell’etica del lavoro, che si è persa per strada negli ultimi anni. Il corso mi ha fatto capire che dovremmo tornare a raccontare di più il lavoro, perché dietro ogni vertenza ci sono le persone e le loro storie. La Carta de diritti della Cgil riguarda ovviamente da vicino anche i giornalisti, soprattutto noi radiofonici delle radio e tv locali, fino a poco tempo fa ritenuti i reietti della categoria”.