Protesta a oltranza. Alla Ericsson di Marcianise, nel casertano, i lavoratori hanno annunciato il blocco di ogni attività. La decisione è motivata contro la procedura di cessione alla Jabil, che 'rischia di essere solo l'anticamera della chiusura della fabbrica', denunciano i sindacati. Lunedì 9 febbraio la mobilitazione si sposterà a Roma, dove è in agenda un incontro presso il ministero dello Sviluppo economico.

"Dichiariamo tutta la nostra più netta contrarietà all'operazione – afferma Roberta Turi, segretaria nazionale della Fiom –, che avviene in un momento in cui il Governo, sicuramente informato delle intenzioni della Ericsson, ha varato il piano strategico sulla banda ultralarga, continuando a spiegare quali e quanto benefici ciò porterà al Paese, al Pil e all'occupazione. In passato, abbiamo già avuto a che fare con le esternalizzazioni della Ericsson, finite quasi tutte con il licenziamento dei lavoratori coinvolti nelle cessioni. Perciò, riteniamo inaccettabile quanto si prepara per Marcianise, e abbiamo deciso di mobilitarci assieme ai lavoratori per impedire lo smantellamento  di uno degli ultimi impianti manifatturieri di apparati di telecomunicazioni in Italia. Chiediamo con forza al Governo d'intervenire, auspicandone  una netta presa di posizione e una concreta iniziativa contro quanto sta preparando la Ericsson".

Da almeno un paio di mesi circolavano voci sull'intenzione di Ericsson di disfarsi dello stabilimento di Marcianise, malgrado ufficialmente il gruppo svedere abbia sempre negato tutto. "La decisione di cederlo alla Jabil – rileva la dirigente dei metalmeccanici della Cgil – la consideriamo l'ennesima esternalizzazione destinata a finire male per quell'impianto e per quei lavoratori. Va ricordato, nfatti, che la multinazionale americana è la stessa che nel 2008 aveva acquisito lo stabilimento della Nokia Siemens a Cassina de' Pecchi, poi chiuso dopo soli tre anni. Ora temiamo che a Marcianise andrà a finire allo stesso: anzichè dare prospettive di rilancio a quell'impianto, la Jabil si limiterà a fare il 'lavoro sporco' di ristrutturazione, senza garantire alcun futuro ai lavoratori interessati".

Nel sito casertano, la Ericsson ha concentrato, nel corso degli anni, tutte le attività di produzione e distribuzione dei prodotti relativi alle reti ottiche a livello globale, occupando attualmente 580 dipendenti diretti e più o meno altrettanti nell'indotto. Circa 600, invece, sono gli addetti della Jabil su quel territorio, provenienti dagli stabilimenti ex Marconi ed ex Nokia Siemens, oggi tutti in cassa integrazione, anch'essi legati alle poche attività che svolgono per conto della Ericsson.

"A dicembre scorso – conclude Turi – grazie alla straordinaria mobilitazione dei lavoratori della Jabil, sono stati scongiurati 382 licenziamenti. Alla luce di tale scenario produttivo già compromesso, la cessione di Marcianise, quindi, rischia di scatenare una 'guerra tra poveri' e di essere controproducente sia per i lavoratori della Ericsson che per quelli della Jabil. E tutto questo avviene in un territorio, la provincia di Caserta, in cui già moltissime realtà industriali stanno smantellando le loro attività, in cui il lavoro è un bene sempre più raro, mentre la disoccupazione ha raggiunto livelli record".