da Rassegna sindacale La scorsa domenica è stata celebrata la Giornata nazionale per le vittime degli infortuni sul lavoro. In questa occasione di riflessione e discussione intendiamo ribadirlo con la consueta forza per l'ennesima volta: questa strage va fermata, non è più accettabile aprire i quotidiani tutti i giorni e leggere di morti sul lavoro. Così la segretaria confederale della Cgil, Rossana Dettori, ha aperto lappuntamento di chiusura delle Giornate del lavoro nella sede della Confederazione e dal titolo emblematico: Cambiamento è... lavoro, sicurezza, prevenzione: le proposte della Cgil. Non è possibile, ha detto la sindacalista, accettare un dato impressionante: in questi ultimi dieci anni la dimensione della strage di lavoratori e lavoratrici è stata di 17.000 persone. A questo scenario va aggiunta qualche ulteriore considerazione: contrariamente alla consuetudine di alcuni soggetti e di alcuni commentatori, non ci uniamo alla speculazione sui dati o al facile trionfalismo in caso di riduzione degli accadimenti, né ci sottraiamo all'impegno doveroso di analisi e studio. In queste letture statistiche, tuttavia, si trascura sempre di dire che i dati Inail non sono messi in relazione col numero degli occupati, né considerano molti infortuni a causa dell'omessa denuncia di lavoratori precari o ricattabili che vengono gestiti come malattia per conto Inps. Per Dettori, se gli open data messi a disposizione dallInail sono un avanzamento in termini di trasparenza, risultano però ancora di difficile comprensione e utilizzo da parte degli attori della prevenzione. Sarebbe cosa buona e giusta e un reale avanzamento per il mondo del lavoro che l'Inail si dotasse di una anagrafe degli iscritti all'assicurazione obbligatoria, perché oggi iscritte all'istituto spesso sono esclusivamente le imprese che pagano i premi, non le altre. Daltro canto i lavoratori e le lavoratrici infortunati e non sono anonimi: Tutti hanno una storia, caratteristiche personali; tutti sopportano le conseguenze dell'organizzazione del lavoro. Le politiche vanno elaborate a partire da questo, dalle loro condizioni di lavoro, compresi gli incidenti in itinere che spesso sono causati dall'eccessivo carico di lavoro e dalla turnistica. Ed è proprio a partire dalla drammaticità dei dati che leggiamo ogni giorno, ha sottolineato la segretaria confederale, abbiamo chiesto e chiediamo al governo di fare tutto ciò che è in suo potere per dotare finalmente il nostro paese di una vera e propria strategia nazionale per la salute e la sicurezza sul lavoro in linea con l'Europa. Questa strategia nazionale dovrebbe guardare ai temi della strategia europea, creando assi di convergenza con il piano nazionale di prevenzione che viene redatto dal ministero della Salute, ed è per questo che riteniamo importante oggi la presenza del ministro Speranza a questa nostra iniziativa. Per la dirigente Cgil, dotarsi di una strategia come sistema-paese significherebbe definire le politiche di prevenzione da attuare, le risorse da impiegare, le sinergie da creare, gli obiettivi da raggiungere e i sistemi di valutazione di percorso e di risultato da impiegare, potendo tracciare nel perimetro temporaneo della strategia piani e programmi annuali di interventi mirati. Al contrario l'Italia è l'unico paese in Europa che non ha mai avuto una strategia: segno di una disattenzione o di precisi interessi. Colmare questa lacuna significherebbe rendere davvero il nostro sistema paese conscio dei danni provocati dalla mancata prevenzione e dalla competizione basata sull'abbassamento dei diritti e delle tutele delle lavoratrici e dei lavoratori. Per far questo è necessario un coordinamento tra tutte le forze in campo, gli enti preposti e le parti sociali a sostegno. Naturalmente per Dettori è necessario che il sistema istituzionale della salute e sicurezza sul lavoro sia potenziato nel suo complesso, anche prevedendo l'applicazione integrale e senza eccezioni da parte delle Regioni dell'articolo 13, cioè l'utilizzo dei proventi delle sanzioni per un'efficace azione di prevenzione. Altro passo da compiere e con urgenza, è l'applicazione della normativa del testo unico ai settori ancora esclusi dall'articolo 3; si tratta di comparti di assoluta rilevanza come l'università, il mondo della scuola e della ricerca. Bene dunque per il sindacato continuare il confronto col governo a partire da quelle che sono state le nostre richieste iniziali e partecipando ai tavoli tematici che si incardineranno soprattutto intorno alle priorità; da questo punto di vista abbiamo apprezzato che la prima delle iniziative del nuovo governo sia stata la scelta di partire dal tema della sicurezza sul lavoro e che tale percorso sia stato iniziato coinvolgendo ad unico tavolo tutti i soggetti istituzionali e sociali interessati. Tutto ciò però non basta. Per la sindacalista si tratta ora di far decollare nel merito questo metodo, affrontando con rigore ed efficacia i tanti problemi che abbiamo già evidenziato nel primo incontro. Tra i nodi da affrontare subito per Dettori cè quello della vigilanza sui luoghi di lavoro attraverso una più chiara attribuzione delle competenze tra Stato e Regioni, superando farraginosità e disorganizzazione e affermando finalmente un giusto coordinamento dell'attività ispettiva. In quest'ottica sarebbe importante recuperare il ruolo delle parti sociali e favorire loro più alti livelli di partecipazione. Occorre poi avviare una campagna di assunzioni di ispettori del lavoro e di medici del lavoro, assunzioni di tecnici della prevenzione che vadano a colmare i vuoti di organico determinatisi negli ultimi anni a causa del mancato turnover e che amplino l'efficacia e il raggio della vigilanza stessa e della prevenzione. Per far questo servono stanziamenti di risorse mirati e di livello sufficiente: non è accettabile non avere ispezioni e non garantire efficaci controlli per la carenza di personale nei diversi enti che ne sono deputati. Inoltre, per ciò che riguarda il tema ispettivo, per la segretaria confederale è necessario completare il meccanismo di integrazione e interazione delle varie banche dati in possesso dell'Inail, dell'Inps, delle amministrazioni regionali. A tutt'oggi questa azione non è ancora a un livello accettabile di avanzamento, visto lo sviluppo di tecnologie informatiche utili e applicabili anche dalle pubbliche amministrazioni. Altro punto nodale, se si vuole davvero procedere con efficacia, è infine, la necessità di affermare e realizzare l'esigibilità del diritto alla formazione sulla salute e sicurezza per tutti i lavoratori e le lavoratrici, superando i comportamenti elusivi delle azioni che sono la causa di molti infortuni sul lavoro e di molte malattie professionali e anche, finalmente, il noto fenomeno degli accadimenti nefasti nelle prime ore di lavoro dopo l'assunzione; questultimo fenomeno è infatti il segno evidente della poca conoscenza da parte delle persone dei rischi potenziali e delle relative procedure di sicurezza, in un paese dove il lavoro nero e grigio continua a rappresentare una realtà purtroppo importante e diffusa.