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Quota 100 “è un ulteriore passo verso la reintroduzione di una flessibilità di accesso alla pensione, ma non sarà in grado di rispondere in modo omogeneo alle esigenze espresse da molte lavoratrici e lavoratori”. È quanto affermano Cgil, Cisl e Uil nel corso di un'audizione in Senato sul cosiddetto 'decretone', sottolineando che "debba essere operato, invece, un intervento organico e strutturale, basato sulla flessibilità in uscita a partire dai 62 anni di età, e, nel sistema contributivo, il superamento degli attuali vincoli che rendono molto difficile l'accesso al pensionamento poiché condizionano il diritto alla pensione al raggiungimento di determinati importi soglia dell'assegno (1,5 e 2,8 volte l'assegno sociale)". "Riteniamo pertanto necessario - dicono i sindacati - aprire un confronto, che coinvolga le organizzazioni di rappresentanza dei lavoratori e dei pensionati, con l'obiettivo di definire una riforma organica del sistema previdenziale" con "l'obiettivo di realizzare un assetto stabile e sostenibile nel tempo, non solo da un punto di vista economico ma anche sociale".
Quota 100, proseguono Cgil, Cisl e Uil, "costituisce una opportunità per lavoratori con carriere continue e strutturate, ma sarà meno accessibile per i lavoratori del Centro Sud e del tutto insufficiente per le donne, per i lavoratori con carriere discontinue o occupati in particolari settori occupazionali caratterizzati da discontinuità lavorativa, come il settore agricolo o quello dell'edilizia, nei quali raramente un lavoratore raggiunge i 38 anni di contribuzione". In particolare, sottolineano, "per le lavoratrici è necessario prevedere che il requisito contributivo riconosca la maternità ed il lavoro di cura". Per Cgil, Cisl e Uil è, invece, "necessario introdurre la possibilità di andare in pensione con 41 anni di contribuzione a prescindere dall'età; in tal senso l'abrogazione degli incrementi automatici dell'età pensionabile per le pensioni anticipate è un primo passo nella giusta direzione, ma, al contempo, la finestra mobile di 3 mesi introdotta pospone la decorrenza della pensione e depontenzia l'effetto positivo".
Inoltre, per i sindacati, il blocco dell'incremento dei requisiti per aspettativa di vita “dovrebbe essere previsto anche per la pensione di vecchiaia". In generale, poi, il tema dell'aspettativa di vita “dovrebbe essere visto nel suo complesso superando una doppia penalizzazione che i lavoratori subiscono” per effetto del contemporaneo aumento dell'età e la reversione dei coefficienti di trasformazione del calcolo contributivo della pensione. Secondo Cgil, Cisl e Uil, infatti, "la prospettiva di un vera riforma del sistema previdenziale deve contemplare provvedimenti utili anche per i pensionati di domani quindi necessario e urgente introdurre una pensione contributiva di garanzia per i giovani, pur essendo comunque consapevoli che la priorità deve rimanere un lavoro di qualità per tutti".
Cgil, Cisl e Uil, poi, "ribadiscono che deve essere ripristinata la piena rivalutazione delle pensioni per salvaguardare il valore degli assegni pensionistici come concordato nell'accordo tra governo e sindacati nel 2016”. Occorre anche definire un nuovo 'paniere' per arrivare a un indice più equo della rivalutazione delle pensioni e recuperare parte del montante perso in questi anni. Parallelamente bisogna riprendere il processo di rivalutazione delle pensione anche attraverso il rafforzamento e l'estensione della 14°.
Ancora, per i sindacati, è “indispensabile” riconoscere ai fini previdenziali, in maniera puntuale e basandosi su dati oggettivi, “la diversa gravosità dei lavori, essendo questo un elemento che incide sull'aspettativa di vita dei lavoratori”. È quindi necessario ricostituire quanto prima la Commissione tecnica scientifica per lo studio dei lavori gravosi e usuranti dando risposte anche a coloro che sono stati esposti a sostanze pericolose come, ad esempio, l'amianto". Infine, "le tutele previste a favore delle categorie rientranti nell'ape sociale dovrebbero essere rese strutturali".