Due pensionati su tre nelle Marche ricevono un assegno inferiore a 750 euro lordi. È quanto emerge dai dati dell’Inps 2019 (escluse le gestioni dei lavoratori pubblici) elaborati dall’Ires Cgil regionale. Nel dettaglio, sono 550 mila le prestazioni pensionistiche e assistenziali attualmente erogate, di cui 296 mila pensioni di vecchiaia (pari al 53,9% del totale), 37 mila di invalidità (6,7%), 118 mila pensioni ai superstiti (21,5%), 15 mila pensioni/assegni sociali (2,7%) e 84 mila prestazioni a invalidi civili (15,3%).

Negli ultimi otto anni, dopo l’entrata in vigore della legge Fornero, il numero delle pensioni complessivamente erogate nelle Marche è diminuito del 4,8%, pari a circa 28 mila prestazioni in meno. Diminuiscono, in particolare, le pensioni di vecchiaia dei lavoratori dipendenti (-8,8%, pari a 12 mila prestazioni in meno), come anche le pensioni di invalidità, quelle di reversibilità e gli assegni sociali, mentre aumentano le invalidità civili. Nello stesso periodo si è notevolmente innalzata l’età media dei pensionati. Ciò è particolarmente evidente per l’età di coloro che sono stati lavoratori dipendenti: dal 2012 a oggi, i pensionati con meno di 65 anni di età sono passati dal 16,8 al 10,4% del totale, mentre coloro che hanno oltre 80 anni sono passati dal 29,1 al 39,1%. L’importo medio delle pensioni vigenti nelle Marche è di 761 euro lordi, con valori medi che variano dai 983 euro delle pensioni di vecchiaia ai 422 euro delle pensioni e assegni sociali.

Stiamo parlando di importi di gran lunga inferiori a quelli nazionali: -125 euro lordi medi mensili e particolarmente significativa è la differenza negli importi delle pensioni di vecchiaia dei lavoratori dipendenti che, nelle Marche, sono di 1.081 euro, ovvero -293 euro mensili rispetto ai valori medi nazionali e -387 euro rispetto alla media delle regioni del Centro. Differenze notevoli anche tra i diversi territori delle Marche nei quali le pensioni di vecchiaia dei lavoratori dipendenti passano da 1.030 euro medi nella provincia di Pesaro Urbino a 1.011 euro ad Ascoli Piceno, 1.010 euro a Macerata, 948 euro ad Ancona fino a 930 euro a Fermo. Significativa è anche la differenza tra uomini e donne: se i primi percepiscono nelle Marche 1.218 euro lordi, le donne arrivano a 705 ovvero mediamente 513 euro in meno ogni mese; una differenza che per le pensionate ex lavoratrici dipendenti arriva a -628 euro mensili.

Come osservano Daniela Barbaresi, segretaria Cgil Marche, ed Elio Cerri dello Spi regionale, “questi dati confermano le difficoltà di migliaia di pensionati marchigiani che, dopo una vita di lavoro, sono costretti a fare i conti con pensioni troppo basse alle quali si accede in età sempre più avanzata”. Nelle Marche, 366 mila prestazioni pensionistiche, pari al 66,6% del totale, sono inferiori a 750 euro al mese (61,3% la media nazionale): dunque, due pensionati su tre percepiscono un importo che non consente loro di superare la soglia della povertà. Una condizione pensionistica nella quale si confermano notevoli differenze di genere: gli uomini con pensioni fino a 750 euro sono il 47,0% del totale (44,1% a livello nazionale), per le donne tale percentuale sale all’80,7% (74,5% in Italia). Nel 2018, sono state liquidate 34 mila nuove pensioni di cui 10 mila pensioni di vecchiaia (4 mila pensioni di vecchiaia di lavoratori dipendenti).

“Questi dati – insiste Barbaresi – evidenziano l’urgenza di superare strutturalmente l’impianto della legge Fornero, che l’introduzione della cosiddetta quota 100 ha lasciato ancora inalterato. Infatti, oltre a essere limitata al prossimo triennio, non dà alcuna risposta alla maggior parte del mondo del lavoro e, per questo, occorre una vera riforma del sistema previdenziale che garantisca una reale flessibilità per tutti per l’accesso alla pensione a 62 anni, l’uscita anticipata con 41 anni di contributi a prescindere dall’età, il riconoscimento ai fini previdenziali del lavoro di cura, soprattutto a carico delle donne, i lavori manuali e gravosi come peraltro sosteniamo con la piattaforma unitaria di Cgil, Cisl e Uil”. E ancora: “Occorre pensare soprattutto ai più giovani e a tutti coloro che fanno i conti con lavori poveri e discontinui introducendo una pensione di garanzia senza la quale non potrà che esserci un futuro di pensione che non permetterà una vita dignitosa per un’intera generazione che ha conosciuto troppa precarietà”. “L’obiettivo che perseguiamo – conclude Elio Cerri – è quello di garantire una pensione dignitosa, incrementando le pensioni più basse in base ai contributi versati e al contempo salvaguardando il potere d’acquisto di quelle superiori che continuano ad essere taglieggiate anche da parte del governo attuale”.