Dopo anni di battaglie dei sindacati confederali, dei pensionati e della società civile, finalmente anche il Lazio si è dotato di un provvedimento specifico per la salute e la qualità della vita delle persone anziane. Viene istituita anche una Giornata dell’invecchiamento attivo da celebrare il 22 aprile di ogni anno, in occasione della nascita di Rita Levi Montalcini. Ma che effetti pratici determineranno le nuove norme? Lo abbiamo chiesto a Marta Bonafoni, capogruppo della Lista Civica Zingaretti al Consiglio regionale del Lazio e prima firmataria della proposta di legge, e ad Alessandra Romano, segretaria generale dello Spi di Roma e Lazio.

Con l’approvazione della legge sull’invecchiamento attivo si raggiunge un obiettivo atteso da tempo. I dati sulla struttura della popolazione del Lazio, d’altra parte, hanno quasi imposto di legiferare in materia. Il 25% della popolazione ha più di 60 anni, ed è previsto un aumento dell'indice di vecchiaia dal 146,2% del 2021 al 195% del 2030. Ma l’approvazione della legge non è stata certo una scelta scontata. Come ci si è arrivati? 

Marta Bonafoni: La legge sull’invecchiamento attivo, sentita e plurale, nasce da un percorso iniziato fuori dal Consiglio regionale con una corposa raccolta firme promossa nel 2016 dalle categorie dei pensionati dei sindacati Cgil, Cisl e Uil, e si è resa urgente dopo la lezione del Covid-19, che proprio tra le persone anziane ha mietuto più vittime, accrescendone il senso di isolamento e abbandono. Era un argomento che le categorie dei pensionati e delle persone over 60 attendevano da anni. Ci sono state varie iniziative di sensibilizzazione. Purtroppo in questi anni aveva prevalso l’inerzia e si è era ripetutamente rimandato l’appuntamento con la decisione politica. Abbiamo però saputo trarre un importante insegnamento dalla pandemia. Ci siamo resi conto fino in fondo del problema ed è scattata un’accelerazione. L’approvazione del testo, che avevamo elaborato mentre si contavano i morti per il Covid, è avvenuta all’unanimità. Ma non c’è stata solo l’emergenza sanitaria a spingere. Il clima dell’aula regionale che ha varato il provvedimento era molto caldo, perfino emotivo. Uscivamo da mesi drammatici durante i quali abbiamo lavorato con grande lena in riunioni e conferenze online, attraverso un continuo lavoro di riscrittura. Il testo rischiava di essere imperfetto ed è stato migliorato durante queste riunioni soprattutto in alcuni punti strategici, come quello sulle Rsa. 

Alessandra Romano: È vero, l’approvazione della legge non era una cosa scontata, come non era scontato iI clima di condivisione in cui la legge ha preso vita. Pian piano il confronto costante con I Consiglieri regionali , prima fra tutti Marta Bonafoni prima firmataria della proposta di legge con l’assessore alla Politiche sociali Alessandra Troncarelli, ha portato a questo atteso risultato. L’approvazione della legge all’unanimità è stato un forte segnale dopo il dramma della pandemia che ha prodotto isolamento paura e molte morti tra gli anziani, una vera strage nelle residenze sanitarie. La legge è un primo gesto di attenzione concreta verso una fascia di popolazione che spesso tende a scomparire, voglio intendere con questo termine che politiche e provvedimenti nei riguardi della popolazione anziana sono residuali , di certo non hanno rappresentato una priorità nelle scelte politiche a tutti i livelli istituzionali. Stiamo parlando di oltre 645.000 persone  a Roma e di oltre 1.200.000 nel Lazio.

Con l'approvazione di questo testo la Regione Lazio si allinea anche al resto dell’Europa. Si realizza infatti uno degli obiettivi e dei valori dell'invecchiamento attivo come definiti dall’Unione Europea. 

Marta Bonafoni: Con questa legge, sottoscritta da tutte le forze politiche e di cui sono prima firmataria, il Lazio si pone tra le regioni che per prime si sono occupate del tema in Italia, nel quadro di riferimento delineato in materia dall’Oms e dall’Ue per la promozione di politiche di prevenzione per un invecchiamento attivo e in buona salute. Ci siamo voluti allineare ai migliori sistemi europei di welfare, che considerano le anziane e gli anziani parte integrante della vita attiva della società. Anche il Piano nazionale di ripresa e resilienza guarda all’Europa, nel frattempo dobbiamo tenere conto delle trasformazioni sociali in corso. Nell’ultima fotografia scattata dalla Caritas, sono soprattutto anziani (e donne) i nuovi poveri. Con la legge, quindi, si prova a rispondere anche ai vari gap sociali. Ma avere persone anziane attive significa anche mantenerle in salute, con un notevole risparmio sul servizio sanitario, che deve sempre più orientarsi verso un’assistenza sanitaria domiciliare, utilizzando anche gli strumenti offerti dalla sanità digitale.

Alessandra Romano: Altri Stati europei hanno approvato leggi o Piani nazionali sull’invecchiamento attivo, fra queste: l’Irlanda e Malta nel 2013, l’Irlanda del Nord nel 2016, la Slovenia nel 2017, Repubblica Ceca. In Italia esistono già delle leggi a livello regionale; in parallelo ci si sta muovendo verso la promulgazione di una legge nazionale sull’invecchiamento attivo. Nel dicembre 2018 è stato firmato un accordo fra il Dipartimento per le Politiche della famiglia presso la presidenza del Consiglio e l’Irccs – Inrca (Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico – Istituto nazionale di riposo e cura per anziani) per un progetto triennale (2019-22) relativo alla preparazione di linee guida e di un piano per l’invecchiamento attivo. L’obiettivo finale è quello di trasformare i risultati del progetto in una legge quadro nazionale sull’invecchiamento attivo, che rafforzi la centralità territoriale e favorisca il coordinamento delle iniziative a livello regionale e locale. Esistono nella nostra nazione leggi regionali sull’invecchiamento attivo, ora tra queste c’è finalmente anche il Lazio. 

La legge è composta da 14 articoli e prevede anche l'istituzione della giornata dell'Invecchiamento attivo, stabilita il 22 aprile, data di nascita di Rita Levi Montalcini. Ma qual è la sua sostanza? 

Marta Bonafoni: La norma, che si avvale di un investimento di risorse pari a un milione e 350 mila euro nel triennio 2021-2023, ha l’obiettivo di valorizzare e promuovere il ruolo della persona anziana nella comunità e favorire la costruzione di percorsi di autonomia e benessere nei vari contesti della vita quotidiana, superando la logica assistenzialistica schiacciata sui servizi ancora prevalente. Molteplici gli strumenti previsti nei 14 articoli che compongono la legge, per realizzare un cambio di passo culturale, prima ancora che sociale. Oltre alla programmazione di interventi coordinati e integrati negli ambiti della promozione sociale, della salute, della formazione permanente, del volontariato, dello sport e del tempo libero, la legge dispone la promozione di protocolli con scuole, università, musei e associazioni di categoria, per garantire quello scambio intergenerazionale che può garantire ai nostri anziani l’integrazione e l’arricchimento delle comunità. Abbiamo pensato di promuovere anche un’iniziativa culturale attraverso i 14 articoli. Un esempio è la giornata dell’invecchiamento attivo dedicata a Rita Levi Montalcini. Grazie alla norma, sarà poi favorita la partecipazione ad attività culturali, di turismo sociale e socialmente utile, oltre alla diffusione di corretti stili di vita, corretta alimentazione e attività motoria, nell’ambito di protocolli operativi tra enti locali, Asl, terzo settore e centri anziani. Si tratta di un primo passo che permetterà alla lezione del Covid di camminare nelle nostre scelte e nelle nostre politiche. Con questa legge cerchiamo poi di realizzare tre tipi di integrazione: una prima integrazione verticale tra Regione, Comuni, Asl e Terzo settore, con protocolli con scuole e università. Una seconda integrazione orizzontale tra materie, nell'ottica di agire in una logica di cabina di regia. E infine una terza integrazione, economica. Si inaugura infatti un fondo dedicato all’invecchiamento attivo, con risorse che determineranno una nuova voce nel bilancio regionale. Sono previste poi clausole valutative e una relazione annuale, con possibili correzioni in corsa. Con questo piano, insomma, si prova a dare respiro alle politiche. Un immenso e prezioso lavoro corale dedicato alle nostre anziane e ai nostri anziani, che potranno guardare con speranza al futuro, e che rappresenta un primo risarcimento istituzionale e politico per chi in questi due anni di pandemia non ce l’ha fatta.

Alessandra Romano: Le legge regionale promuove un nuovo ruolo della persona anziana e intende valorizzarne le capacità e l’esperienza determinate proprio dall’età. Finalmente gli anziani conquistano una scena una centralità: la legge che abbiamo voluto promuove la loro partecipazione alla vita sociale, economica, culturale. Finalmente la persona anziana viene vista come risorsa per l’intera comunità e non soltanto come un peso e come una spesa per il sistema di welfare.  È importantissimo poi l’approccio intergenerazionale, finalmente: diverse generazioni potranno mettere insieme le tante competenze e conoscenze e percorrere momenti della loro vita, parlo del coinvolgimento delle persone anziane nelle scuole e della formazione permanente prevista nella legge. Sostanzialmente c’è una diversa e nuova visione della terza e quarta età: la salute è intesa come prevenzione non soltanto come cura. Vengono stanziate risorse 1,8 milioni di euro che consentirà alla stessa Regione e ai diversi enti di promuovere una effettiva e rinnovata inclusione sociale propositiva e attiva. 

I sindacati dei pensionati e quelli confederali chiedono da tempo al governo l‘approvazione di una legge nazionale sulla non autosufficienza e provvedimenti specifici per l’invecchiamento attivo. La legge del Lazio può essere un ulteriore stimolo in questo percorso?

Marta Bonafoni: Esattamente. Uno degli obiettivi della legge è proprio quello di salvaguardare la salute delle persone anziane che non hanno particolari patologie o disabilità. In questo modo ci si potrà concentrare su chi non è autosufficiente. Vogliamo superare la logica del produttivo e non produttivo, dando valore alla vera ricchezza che queste persone possono offrire alle proprie comunità.

Alessandra Romano: Sicuramente questa legge regionale rappresenterà uno stimolo per un auspicato avanzamento nella direzione di una legge nazionale sulla non autosufficienza che oggi, alla luce degli effetti della pandemia, sembra essere un atto irrinunciabile da attuare il prima possibile. È necessario avere un quadro una cornice che renda omogenei gli interventi  in tutto il territorio nazionale e i servizi dedicati alle necessità degli anziani non autosufficienti.

Infine una domanda rivolta alla segretaria generale dello Spi di Roma e del Lazio: dopo la fase della discussione e dell'approvazione della legge, ora si passa a quella della sua applicazione. Quali saranno i risultati concreti che si spera di realizzare? In quali settori si potranno sviluppare maggiormente gli articoli della legge? 

Alessandra Romano: Prima di tutto la legge consentirà e favorirà il coinvolgimento delle nostre strutture Spi e le leghe sul territorio. Permetterà di pianificare gli interventi nei piani sociali di zona. Poi di rendere protagonisti i centri anziani, luoghi di aggregazione importantissima sui territori nel promuovere progetti e iniziative sui temi della formazione, della digitalizzazione, della cultura, dello sport, del volontariato, del tempo libero. E anche sul tema dell'abitare, che è un grande argomento da sviluppare con progetti importanti, soprattutto mettendo insieme le diverse generazioni.

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