Torna il 31 agosto la Giornata mondiale di sensibilizzazione sull’overdose, un’occasione per contrastare i pregiudizi sull'uso di sostanze, prevenire il rischio di morte, garantire alle persone che usano droghe la disponibilità del naloxone, una delle strategie di riduzione del danno più efficaci per evitare i decessi. “Un momento importante per rilanciare le campagne di informazione e mobilitazione promosse dal sindacato per contrastare le morti correlate all’uso di sostanze, e le nostre riflessioni su droghe, servizi e politiche sul tema – afferma Denise Amerini, responsabile Dipendenze e carcere Cgil -. L’overdose è di fatto un’emergenza sanitaria che, se affrontata in maniera corretta e tempestiva, può non avere un esito letale. Nel 2017 è stato introdotto nelle prestazioni dei Lea, Livelli essenziali di assistenza, la ‘riduzione del danno’, uno strumento fondamentale: si pensi al significato che possono avere pratiche quali l’analisi delle sostanze, o l’istituzione di luoghi per il consumo controllato”.

L’Italia è anche uno dei pochi Paesi nel quale il naloxone, usato per trattare l’overdose da narcotici, è un farmaco da banco. Anche per questo si è sviluppato negli anni un modello di distribuzione del salvavita alle persone che usano droghe che è un esempio in tutto il mondo. Ciononostante, l’accesso al Naloxone è disomogeneo: ci sono regioni nelle quali non è consegnato ai consumatori, e ce ne sono altre dove la distribuzione si limita ad alcune città. Ancora oggi poi, sono tante le farmacie che non tengono il farmaco nei propri armadi o lo consegnano solo su prescrizione medica. Nel frattempo, però, di overdose si continua a morire, come testimoniano i dati della Relazione annuale al Parlamento sul fenomeno delle tossicodipendenze: nel 2020 i decessi riconducibili all’abuso di sostanze hanno raggiunto i 308 casi.

“Per questo, è indispensabile riprendere le iniziative intraprese con le due campagne di cui la Cgil è fra i soggetti promotori – prosegue Amerini -. ‘Mai senza naloxone’, perché questo farmaco salvavita deve essere messo a disposizione di tutti, per poter intervenire tempestivamente in caso di necessità, non solo dei consumatori, ma anche del personale dei servizi di soccorso, di emergenza urgenza, e delle forze dell’ordine. E poi la legge del ‘Buon Samaritano’: anche in Italia bisogna approvare una norma che non esponga, nonostante quanto previsto dal codice penale, a indagini personali e relative conseguenze chi assista a una overdose e chiami i soccorsi. Una norma di buon senso che non necessita di coperture economiche ma che può salvare la vita alle persone”.

In questa giornata l’Itardd, Rete italiana per la riduzione del danno, e il Forum Droghe rilanciano la campagna social “Siamo vivi perché”, per sottolineare come sia importante essere consapevoli anche quando si usano sostanze, e ricordare che avere con sé una fiala di naloxone può fare la differenza fra la vita e la morte. “Abbiamo sempre sostenuto che il tema delle sostanze, dell’uso e dell’abuso, va affrontato in termini sociali, sanitari, non certo penali – conclude Amerini -: i tempi sono maturi per farlo, come anche l’emergenza Covid-19 ci ha dimostrato”.