Lo scorso 11 marzo il Wto (Associazione mondiale del commercio ndr) ha respinto la richiesta dei paesi poveri del mondo capitanati da India e Sud Africa, di sospendere i brevetti sui vaccini e consentirne la produzione libera. È una sconfitta non solo dei paesi poveri, ma anche di una gran quantità di associazioni e organizzazioni internazionali che si erano mosse a favore della sospensione dei brevetti? Lo chiediamo a Stefano Cecconi, responsabile salute della Cgil nazionale

Intendiamoci, è una sconfitta ma annunciata. La battaglia è appena cominciata, punta a scardinare un sistema di potere formidabile che ha interessi economici giganteschi, nello specifico riguarda la titolarità dei brevetti sui vaccini e sui farmaci anti Covid, ma è evidente che questa battaglia di libertà e di giustizia sociale mette in pericolo gli interessi consolidati delle grandi multinazionali che vanno ben oltre la contingenza Coronavirus. Insomma hanno il timore che si allarghi a macchia d’olio una rivendicazione che vuole i diritti delle persone non ingabbiati dagli interessi economici delle imprese farmaceutiche. Queste ultime devono essere remunerate per loro produzioni e per i loro investimenti ma non possono farlo a scapito della salute delle persone. Lo ribadisco: una sconfitta annunciata di una battaglia appena cominciata.

Facciamo un passo indietro. Proprio in vista di quella riunione del Wto, 70 associazioni italiane tra le quali la Cgil, hanno scritto al presidente del Consiglio Draghi, a quella del Senato Casellati, e a quello della Camera Fico a sostegno della richiesta della sospensione dei vaccini chiedendo che il nostro Paese si schierasse con India e Sud Africa e altre 100 nazioni del Sud del mondo. Durante quella riunione l’’Europa si è schierata a favore del mantenimento dei brevetti, e l’Italia?

E l’Italia non si è mossa come desideriamo. Ma, pure in questo caso, ce lo aspettavamo. Anche in Italia la battaglia è appena iniziata. Anche il nostro Paese è all’interno di un sistema di potere ancora bloccato, ed è paradossale che mentre c’è stata la forza e il coraggio di rompere il Patto di stabilità e mettere da parte le politiche di austerità che sarebbero state devastanti, non c’è ancora stato un atto di coraggio e di autotutela dell’Europa stessa, quello di rompere il monopolio dei brevetti e rendere liberi i paesi che vogliono produrli in proprio. Possibilità, peraltro, prevista dalle norme internazionali. Ma occorrono atti specifici o del Wto o dell’Europa, che sospendano, appunto, la proprietà intellettuale su quei prodotti specifici. Ma non demordiamo, la prossima iniziativa sarà tra pochi giorni, il 7 aprile, giornata internazionale della salute. E noi insisteremo affinché il governo svolga il proprio ruolo nelle sedi internazionali, come ha fatto in passato, per sospendere almeno la proprietà intellettuale sui vaccini e renderli così accessibili anche ai paesi più poveri.

Se fosse sospesa la titolarità dei brevetti la situazione sulla produzione dei vaccini in Europa e nel mondo potrebbe cambiare, rispondendo così al bisogno di immunizzazione delle popolazioni?

Per quanto riguarda le popolazioni dei paesi più poveri, senza dubbio alcuno. È evidente che cambierebbe radicalmente il loro diritto all’accesso a questi beni primari, che dovrebbero essere comuni. Esiste, però, un problema che è simile nei paesi più avanzati, compresa l’Italia. Non basta liberalizzare il brevetto - condizione necessaria –, occorre anche avere le sedi adatte per produrre il siero. Potenzialmente noi potremmo avere industrie in grado di farlo, ma è evidente che occorre fare un salto di qualità importante. Qualche difficoltà in più ci sarebbe per i paesi più deboli ma in questo caso si dovrebbe garantire un approvvigionamento da quelli più dotati. Non è solo giusto, equo e umano, ma è utile per la salute collettiva che tutta la popolazione mondiale abbia accesso al vaccino, per costituire quella che viene chiamata immunità di gregge, senza la quale saremmo costretti a difenderci in isole non si sa bene come protetti. Non esistono casematte o fortini che possano resistere alla diffusione del virus. Quella contro il coronavirus è una battaglia che si vince solo unendo i diritti di tutti i cittadini e le cittadine del mondo e conseguentemente compiendo scelte intelligenti, come appunto la liberalizzazione dei vaccini, il libero accesso ai presidi sanitari e ai farmaci e la produzione in tutti i paesi in grado di farlo estendendola via via anche agli altri. Questa è l’unica strategia vincente, per l’oggi e per eventuali situazioni simili del futuro.

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Dicevi, all’inizio, che la pressione in vista della riunione del Wto dello scorso 11 marzo è stata solo la prima tappa di una mobilitazione che sarà lunga. Come si prosegue?

Il 7 aprile è la giornata mondiale della salute, fu proclamata tale dalle Nazioni Unite nel 1950, l’abbiamo scelta come “click day” e seconda tappa della campagna di mobilitazione delle cittadine e dei cittadini europei per sottoscrivere la Petizione che chiede alle istituzioni europee la sospensione della proprietà intellettuale sui vaccini e sui farmaci per contrastare la pandemia. È una scelta dall’alto valore simbolico: non si promuove la salute delle popolazioni del mondo se tutti e tutte non hanno diritto alle cure e ai vaccini contro il Covid. Questa lunga campagna avrà termine nel febbraio del 2022. Bisogna raccogliere 1 milione di firme, 180mila in Italia, e firmare è assai facile, lo si fa on line collegandosi con il sito della campagna. Il vero obiettivo della petizione è far prendere atto alla Commissione europea che esiste una volontà popolare europea di cambiare le norme per ampliare l’accesso ai vaccini e ai farmaci liberalizzando i brevetti. È una battaglia lunga e per condurla serve un atto semplice: firmare. Lo stesso segretario generale della Cgil Maurizio Landini, attraverso un videomessaggio, ha sottolineato l’importanza di questa iniziativa.

Nel frattempo, però, il virus continua a scorrazzare per il mondo e in Europa mancano i vaccini

Raggiungere il milione di firme e fare in modo che la Ue cambi legislazione è un grandissimo obiettivo, per il futuro. Ma oggi questa battaglia guarda al presente, morde e attacca le debolezze e le ingiustizie che l’attuale sistema sta manifestando, non è un caso che abbiamo scelto come prime due date della campagna il giorno dell’incontro del Wto e la giornata della internazionale della Salute. Il direttore dell’Organizzazione mondiale della Salute ha fatto una dichiarazione importante, auspica che i paesi rendano liberi i brevetti. Questo però è un auspicio, ci aspettiamo di più. Dobbiamo spingere in queste settimane affinché si possa ottenere qualche risultato anche in questa fase, benché complicata. È sotto gli occhi di tutti che la proprietà intellettuale dei vaccini da parte delle multinazionali sta condizionando la disponibilità delle forniture. Stiamo assistendo a un gioco stranissimo, manca trasparenza per capire cosa effettivamente stia succedendo. Probabilmente nel nostro Paese è possibile riuscire a ottenere in tempi ragionevoli le dosi che servono a vaccinare tutta la popolazione, anche se con difficoltà, ritardo e qualche confusione. Però la gran parte dell’umanità non avrà accesso ai sieri e questo comporterà un problema per noi, non soltanto per quelle popolazioni che non saranno immunizzate. Insomma è una questione di giustizia sociale, ma anche di interesse dei paesi più ricchi.