Per far ripartire l’economia del Paese serve che la campagna di vaccinazione proceda spedita e con numeri consistenti. Ad affermarlo non è un medico, e nemmeno un ricercatore universitario o il ministro della Salute. Lo afferma l’economista Carlo Cottarelli che ha ben presente la necessità che la pandemia rallenti considerevolmente e che lavoratori e lavoratrici, ma anche cittadine e cittadini, possano tornare a circolare senza correre rischi.

Devono poter riaprire attività commerciali ed economiche, cinema e teatri, piscine e centri sportivi, imprese piccole e grandi. Per non parlare delle attività legate alle scuole e alle università. Ma il virus rallenta e si ferma se si raggiunge la fantomatica immunità di gregge. Servono le dosi di vaccino, tante e il prima possibile, e la capacità organizzativa di inocularle. Occorre che le priorità definite, il personale sanitario, gli anziani, gli insegnanti eccetera, vengano rispettate. Troppi sono gli ostacoli che si stanno frapponendo al raggiungimento dell’obiettivo.

Mancano i vaccini. Le case farmaceutiche non stanno rispettando i tempi di consegna concordati. Le ragioni sono tante, non tutte chiarissime. Da una delle voci più autorevole in campo farmacologico arriva un appello, dice il professor Silvio Garattini: “Accelerare la disponibilità dei vaccini è condizione cruciale per il raggiungimento in tempi congrui della meta dell’immunità di gregge. Va perseguita con tutti i mezzi possibili, incluso se necessario le licenze obbligatorie, l’abolizione del brevetto e la scelta di produrre direttamente i vaccini”. E aggiunge il fondatore dell’Istituto Mario Negri: “Anche l’opzione delle alleanze tra aziende per incrementare la produzione non andrebbe tralasciata”.

Al momento un rallentamento della campagna vaccinale sembra ineludibile. Ieri il vice ministro alla Salute Sileri ha annunciato lo spostamento in avanti di circa quattro settimane della copertura degli ultra 80enni. Ma il tempo non è una variabile da trascurare.  

I sindacati dei pensionati di Cgil Cisl e Uil lanciano l’allarme. Secondo sono i segretari generali di Spi Cgil, Fnp Cisl, Uilp Uil Ivan Pedretti, Piero Ragazzini e Carmelo Barbagallo: “Bisogna fare presto perché stiamo assistendo ad una vera e propria strage degli anziani nel nostro Paese, che rischia di acuirsi ulteriormente nelle prossime settimane per i ritardi nella messa in opera del piano vaccinale. Dobbiamo dircelo con grande chiarezza e franchezza. Ogni giorno, ora o minuto perso ha una diretta e drammatica conseguenza in termini di vite umane, in particolare nella categoria anagrafica degli over60 dove da inizio pandemia si concentra il 95,6% dei decessi”.

“Non si tratta – continuano i dirigenti sindacali - solo di voler uscire rapidamente da questa situazione per tornare alla normalità ma di lottare contro il tempo per salvare la vita dei nostri anziani. Ci appelliamo per questo con forza a tutte le autorità competenti perché facciano tutto il necessario e perché portino il nostro Paese fuori dall’emergenza in tempi rapidi. Ulteriori ritardi non sono più accettabili e bisogna lavorare ventre a terra per recuperare in fretta quelli già accumulati”.

Le fiale da iniettare sono poche e non sempre le somministrazioni rispettano i criteri di priorità definitivi. C’è una inchiesta in corso per capire se circa 500 mila dosi siano state ricevute da chi ne aveva diritto o siano, invece, state somministrate con discrezionalità. Da Palermo arriva una presa di posizione molto dura della Cgil, rispetto all’indagine dei Nas su 333 dosi di vaccino su 1.121 somministrate al 21 gennaio nell’Ospedale Madonna dell’Alto di Petralia, il sospetto è che siano state inoculate non seguendo i criteri dettati dal governo nazionale.

Un “fatto grave” che, per la Cgil palermitana, testimonia “malcostume e favoritismi” nel modo di gestire le vaccinazioni. “Diciamolo chiaramente: è una vergogna che il vaccino, ancora prima di essere somministrato a quanti ne hanno bisogno e diritto, venga dato agli amici, ai parenti o agli amici degli amici – dichiara il segretario generale Cgil Palermo Mario Ridulfo -. Occorre trasparenza e serietà. Non è possibile come nel caso dell'ospedale di Petralia, che il 25 per cento dei vaccinati siano persone che non ne avevano diritto. Chiediamo che siano accertate le responsabilità per evitare che questa situazione si ripeta in questa o in altre realtà: la strada della vaccinazione di massa è ancora parecchio lunga e bisogna proteggere prioritariamente ed evitare che vengano scavalcate le persone più fragili e più esposte”. 

“La sanità e gli ospedali sono sempre stati un punto nodale dove il clientelismo ha imperversato negli anni,  determinando le fortune politiche elettorali di alcuni personaggi – aggiunge Calogero Spitale, responsabile Cgil Alte Madonie - Sarebbe opportuno agire con severità, con l'individuazione da parte dei Nas chi è stato registrato negli elenchi senza essere fra i soggetti prioritari previsti dal protocollo nazionale per le vaccinazioni. Chiediamo che vengano fatte tutte le indagini necessarie per accertare eventuali responsabilità della direzione sanitaria e dell’equipe medica e infermieristica e per evitare che, nel prosieguo delle vaccinazioni anti Covid, si calpestino e si saltino i meccanismi previsti. Tra l'altro proprio il distretto di Petralia,  25 mila abitanti,  ha un servizio di medicina territoriale molto efficace, sta lavorando bene  ed entro l'estate potrebbe completare le vaccinazioni per tutti secondo le regole e rispettando le priorità e i turni stabiliti”.