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“Quasi 8 mila strutture ricettive, 10 mila di ristorazione, 6 miliardi di valore annuo, uno degli asset più importanti dell’economia regionale. E cosa sviluppa il turismo in termini occupazionali? 50 mila addetti. Si tratta di numeri incongruenti, qualcosa non torna e quel qualcosa si chiama lavoro nero”. La spiega così il segretario generale della Cgil Puglia, Pino Gesmundo, la campagna “Ok Lavoro” presentata ieri, 23 maggio, dal sindacato a Molfetta. Location un istituto alberghiero, “davanti a una platea, i giovani, che sono gli sfruttati non solo di domani, ma di oggi, a sentire le loro testimonianze”. Una sfida che la Cgil lancia al sistema delle imprese, a quelle che operano nel rispetto delle regole e che sono colpite da questa forma di dumping che spinge sulla compressione di diritti e salari, “per competere su un mercato che invece deve sempre più qualificarsi per la qualità dei servizi e delle professionalità”.
A illustrare il funzionamento del “bollino etico” immaginato dalla Cgil è Giorgia Vulcano, coordinatrice di Nidil Puglia, che promuove la campagna assieme alla confederazione e alla Filcams regionale. “Con il dipartimento Politiche giovanili siamo entrati in contatto con tantissimi ragazzi e ragazze attraverso un questionario e abbiamo avuto conferma del fatto che sono loro le vittime designate dell’industria del turismo in Puglia, soprattutto nella stagione estiva”. Nella Puglia, diventata un trend nazionale e internazionale per le vacanze, la Cgil propone alle aziende di sottoscrivere un protocollo, mediante il quale autocertificare il rispetto pieno dei contratti di lavoro e delle norme sulla sicurezza, “sia per riaffermare il valore sociale del fare impresa – prosegue Vulcano – sia per poter spendere il nostro bollino anche a livello promozionale, accertata l’accresciuta sensibilità a un consumo critico e responsabile”.
La proposta della Cgil è stata subito accolta dal direttore dell’istituto alberghiero di Molfetta, Antonio Natalicchio: “Un’occasione importante per la nostra scuola e per i ragazzi. La dimensione sociale del nostro agire è costituita dal lavoro, cambiato velocemente in questi anni. Non possiamo pensare a un futuro in cui vi siano solo cittadini consumatori, dobbiamo capire e gestire le trasformazioni in modo da non far perdere dignità al lavoro e ai lavoratori”. E che le prime esperienze di lavoro non siano state all’altezza delle aspettative e della formazione conseguita emerge dalle testimonianze di due studenti, Maria e Sergio: “Vogliamo lavorare, è stata un’esperienza importante, ma per essere davvero ok il lavoro deve rispondere ai nostri percorsi di studio, altrimenti saremo costretti ad andare altrove. E deve essere pagato il giusto, ci deve essere rispetto”.
“Tra i giovani c’è consapevolezza che occorre avere formazione e informazione per affrontare il mondo del lavoro – commenta Barbara Neglia, segretaria generale della Filcams pugliese –. È importante svolgere qui l’iniziativa, perché da qui possiamo creare le condizioni per costruire un lavoro dignitoso e rispettoso delle norme. Il riconoscimento della professionalità deve essere pieno: la Puglia è meta tra le più importanti del turismo, vantiamo a ogni livello istituzionale e sociale la bellezza del territorio, ma dobbiamo avere anche la capacità di creare servizi di qualità. Associazioni datoriali, sindacati e scuola possono lavorare assieme per costruire professionalità e servizi adeguati. Per i ragazzi è importante entrare in contatto con il mondo del sindacato, conoscere i contratti, i loro diritti e i loro doveri”.
Sulla concorrenza sleale, che rischia di minare il boom del settore nella regione, si sofferma invece Francesco Caizzi, presidente di Federalberghi: “Da una nostra indagine condotta qualche anno fa nel settore alberghiero, è emerso come, a fronte di un aumento delle presenze, vi fosse un decremento degli occupati. Allora l’invito a tutti è di fare attenzione all’ambiente economico in cui si opera. In Puglia vi sono mille alberghi rispetto a 36 mila annunci sulla piattaforma digitale Airbnb. Di questi, solo 6 mila hanno una licenzia, 30 mila operano in nero. Significa che tutti gli sforzi che facciamo, non dico che sono inutili, ma servono a poco. Se proviamo a contrastare il fenomeno passiamo per quelli che difendono la propria condizione. Ma la verità è che le strutture hanno dovuto modificare i profili gestionali, per reggere la concorrenza si è abbassata la redditualità delle aziende, ma così non si produce nuova occupazione per i giovani, e infatti l’età media dei nostri dipendenti è 40 anni. Ed è un peccato, perché anche noi siamo penalizzati dal non poter portare dentro competenze nuove”.
È proprio a queste aziende che il sindacato propone l’alleanza e l’adesione al bollino etico: “Abbiamo tassi di occupazione nella fascia d’età fino ai 24 anni insostenibili – sottolinea Gesmundo –. In provincia di Foggia, con Vieste regina del turismo estivo in Puglia, lavora solo il 10 per cento dei giovani. Noi sappiamo che sono numeri bugiardi, che c’è tanta evasione e lavoro nero”. Fornisce altri numeri il segretario generale della Cgil: “In Puglia l’incidenza del turismo sul Pil è del 9 per cento, era del 3,5 nel 2006, ed è quasi doppia rispetto alla media nazionale. Per dire dell’importanza del settore. Nel 2018 abbiamo avuto 4 milioni di arrivi e 15 milioni di pernottamenti. Abbiamo circa 280 mila posti letto. Lo capite tutti che il dato di 50 mila occupati, compresi gli stagionali, non è credibile”. Nel report 2018 dell’Ispettorato nazionale del lavoro il dato delle aziende non in regola è del 64 per cento, perché è così basso il numero dei controlli che è più conveniente eludere le norme. “Un settore che ha usufruito anche di ingenti finanziamenti pubblici: nei sette anni di pianificazione dei fondi comunitari, oltre 75 milioni di euro”.
La campagna “Ok Lavoro” partirà prima dell’estate e guarderà al turismo, ma non trascurerà altri settori ugualmente afflitti da illegalità e lavoro nero. “Abbiamo una responsabilità verso i giovani, abbiamo detto loro di studiare, che la formazione avrebbe aperto loro delle porte nel mondo del lavoro – conclude Gesmundo –. Se non fermiamo questo sfruttamento rischiamo di mortificare intere generazioni, di soffocare enormi aspettative. Se è vero, come sostengono le associazioni datoriali, che i loro iscritti operano nel rispetto delle norme, che problema avranno ad aderire al nostro bollino etico?”.